Firenze, 20 ottobre 2020 - Sono chiuse dal 23 febbraio e non sanno ancora quando potranno riaprire. Per le discoteche fiorentine e tutto il mondo della notte il futuro resta un punto interrogativo. Per giovedì 22 ottobre, una delegazione di gestori fiorentini, guidati dal Silb, il sindacato dei locali da ballo di Confcommercio, andranno a Roma, in piazza del Popolo, per chiedere al Governo di non dimenticarsi di un settore che produce 4 miliardi di euro. A mettere sul tavolo i numeri della crisi, il Silb.
Dal 13 giugno, data in cui la Regione Toscana ha autorizzato l’apertura dei locali da ballo, solo il 15% delle 35 discoteche fiorentine ha ripreso l’attività. L’85% non lavora da febbraio.
"Abbiamo chiuso prima di tutti per senso di responsabilità ma ancora non abbiamo ancora avuto i ristori economici promessi. Se non arriveranno sostegni in modo tempestivo, in Italia verranno perse 3mila aziende del settore e migliaia di famiglie finiranno in strada. La nostra sarà una manifestazione pacifica, siamo fiduciosi. E ci auguriamo che vinca la democrazia del fare, anche perché se non si aiutano i settori produttivi della nostra economia non ci sarà nessuna ripresa", non usa mezzi termini il presidente Silb Confcommercio Riccardo Tarantoli. Così gestori, artisti, dj, cabarettisti, organizzatori di eventi, tecnici del suono e tutto l’indotto della notte scenderanno in piazza per chiedere un piano vero di aiuti "prima che sia troppo tardi".
"Noi locali siamo i più penalizzati, la chiusura a mezzanotte ci ha portato via il 50% di quel poco che facevamo. Rispetto allo scorso anno perdo il 60-70%. Bisogna assolutamente tutelare la salute della collettività ma bisogna pensare anche alle imprese che per sopravvivere hanno bisogno di aiuti, ora prima che sia troppo tardi" prosegue Fabio Crescioli, presidente dei locali di Confesercenti Firenze.
Per Francesco Cofone, artista molto conosciuto a Firenze nonché titolare del Porto di Mare di via Pisana, il nuovo Dpcm gli porterà via un ulteriore 25% di incassi, percentuale che si somma al 50% che aveva già perso con la chiusura a mezzanotte. "Rispetto allo scorso anno lavoro al 25%. Il nostro locale fa musica dal vivo, rispettiamo le regole e tutti i tavoli sono ben distanziati. Le persone che vengono da noi prenotano ed è assurdo trattarci come un’attività in cui si formano assembramenti. Anzi, da quando è finito il lockdown non abbiamo mai riempito il locale e ora andrà sempre peggio. Così siamo destinati ad andare avanti per poco".
Lorenzo Segre è uno dei gestori più famosi della città e il mondo della notte lo conosce come le sue tasche. Lui dalla fine del lockdown ad oggi sta tenendo aperto solo per i suoi dipendenti. "Con un affitto da boutique di lusso come quello che paghiamo – le sue parole – riusciremo a reggere ancora per poco. Prima del nuovo decreto perdevamo circa il 70%, ora se ne aggiungerà un altro 20%. E’ diventata veramente dura resistere, di questo passo sarò costretto a chiudere".