Notte dei Ponti, 80 anni dopo. Agli Uffizi la mostra virtuale

Mostra virtuale alle Gallerie degli Uffizi per l'80° anniversario della Notte dei Ponti a Firenze, con foto di Nello Baroni e testimonianze della drammatica evacuazione del centro storico durante la Seconda Guerra Mondiale.

Notte dei Ponti, 80 anni dopo. Agli     Uffizi la mostra virtuale

La mostra virtuale con foto e spezzoni di filmati. celebra agli Uffizi gli ottant’anni della Liberazione di Firenze

La lunga notte dei ponti saltati e le drammatiche giornate che ne precedono la distruzione da parte dei nazisti per impedire l’avanzata dell’esercito di liberazione. Una sessantina di scatti del fotografo Nello Baroni, più qualche filmato, raccontano la difficile gestione dei fiorentini evacuati dal centro storico e sfollati in buona parte nel complesso di Palazzo Pitti.

E’ la mostra virtuale ideata e realizzata dalle Gallerie degli Uffizi per commemorare l’80° anniversario della Notte dei Ponti.

Sabato 29 luglio 1944, infatti, il comando tedesco emana un’ordinanza con la quale s’impone ai cittadini di evacuare strade e piazze intorno all’Arno, entro le 12 del giorno successivo. Da quel momento un andirivieni di carretti trainati a mano si riversa su via Guicciardini e le strade limitrofe: Palazzo Pitti ed il Giardino di Boboli iniziano ad accogliere gli oltre cinquemila fiorentini costretti ad abbandonare casa con le poche cose salvate.

Alle 4 del pomeriggio di martedì 1 agosto, tutti gli accessi al palazzo e al giardino vengono chiusi ed è fatto divieto di aprire le finestre verso la piazza, mentre nella notte i tedeschi iniziano a piazzare le mine per distruggere i ponti e le case sui lungarni.

Tra coloro che trovano rifugio nel palazzo c’è Nello Baroni (Firenze 1906-1958) con la sua famiglia e gli amici e colleghi architetti Italo Gamberini, Giovanni Michelucci ed Edoardo Detti. Baroni è anche un bravo fotografo e in quei giorni documenta la vita dento Pitti e Boboli. Gli scatti sono conservati agli archivi del Gabinetto Fotografico degli Uffizi, all’Archivio di Stato di Firenze e all’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea.