GIOVANNI
Cronaca

Nuove carte d’identità e stessi guai

Giovanni

Morandi

Tutto comincia sull’onda di un’illusione. I fiorentini che vogliono chiedere la carta d’identità elettronica devono aspettare uno due mesi, un anno, insomma un tempo infinito. Altrove invece, come al comune di Bagno a Ripoli, in una settimana si fa tutto. E questo basta a spiegare l’estasi che il confronto genera. L’impiegata assicura che è tutto vero ma avverte che “però” la consegna dell’innovativa carta elettronica richiede la registrazione delle impronte digitali. Operazione che in altri tempi era prevista solo per malfattori e ora è divenuta pratica che non fa distinzioni, trasformando tutti in sospettabili. Eppure l’accettazione delle insinuanti regole non basta a risolvere il problema perché la macchinetta addetta all’uopo, una sorta di pulsantiera, non dà prova di saper funzionare. Fino a sollevare la bizzarra ipotesi che l’operazione non riesca perché il titolare delle dita potrebbe aver fatto un eccessivo uso delle impronte. E a nulla valgono le assicurazioni del sospettato di non poter vantare esperienze in miniera. Tra sospetti e insistenze i tentativi di carpire questi codici segreti conservati sulla punta delle dita vanno avanti per almeno mezz’ora. Ma nonostante la calma olimpica dell’ impiegata modello, addetta alla macchinetta fornita dal ministero dell’ interno, l’operazione impronte non riesce. E però nessuno si sorprende perché “capita sempre così, è un problema che si ripete spesso”. Risultato, il tasto non ne vuol sapere, nonostante i tentativi di farlo funzionare premendo con l’indice, il medio, l’anulare, il pollice, della mano destra e poi della sinistra, e poi di nuovo della destra. L’impiegata dà segni di sincero rammarico e ad ogni fallimento con gentilezza chiede se l’indagabile ”vuole continuare o ci fermiamo qui?”. E così la storia va avanti per una buona mezz’ora con “pigi il dito, sollevi il dito, ripigi il dito, sollevi il dito, pigi il medio, sollevi il medio, ripigi il medio, risollevi il medio” e via andare. Per fortuna non c’è nessuno in coda e l’intoppo non provoca guai. Alla fine abbiamo rinunciato e solo a questo punto l’impiegata rivela la sorpresa rassicurante, ovvero che comunque la carta di identità verrà rilasciata anche senza impronte digitali. Sorpresa che conferma la regola della nostra burocrazia che non premia le cose fatte bene e non punisce quelle fatte male in modo che tutto rimanga sempre uguale.