Firenze, 18 dicembre 2024 – Sono legge da poco più di tre giorni le prescrizioni del Codice della strada. Ma i fiorentini le rispettano? E quanto le nuove regole hanno finora mutato la mobilità cittadina? Quanto siamo disciplinati, più in generale, all’ombra del Cupolone? Domande che trovano già una prima risposta.
Per verificarla basta fare un giro su uno degli assi più trafficati e complessi di Firenze: il nodo di strade che va da piazza della Federiga fino a piazza Paolo Uccello dove si incrociano tram, ciclabili e tutto il flusso veicolare da Fi Pi Li, Indiano e Scandicci. Un nervo scoperto della viabilità nel quadrante nord ovest di Firenze.
Tralasciando i pesanti inasprimenti su alcool e droghe, non verificabili a colpo d’occhio, ci concentriamo sul giro di vite dato all’anarchia dei monopattini – obbligo di casco, pure di targa quando scatterà il decreto attuativo, divieto di uso delle ciclabili – e alla guida col cellulare.
Non appena iniziato il nostro lavoro da ’vigile per un giorno’, un ragazzo in monopattino sfreccia sotto i nostri occhi senza casco: si rivelerà una mosca bianca, perché il dato che emergerà è che pare esserci stata una moria di monopattini a Firenze.
E quelli che si vedono, almeno durante il nostro monitoraggio, sono tutti in ticket con il casco d’ordinanza. Sarà il freddo dicembrino o la nuova legge appena entrata in vigore?
Ma a essere copiose, piuttosto che le nuove infrazioni, si riveleranno le classiche da inciviltà urbana: parcheggi selvaggi su marciapiedi e a tappare la visuale degli incroci e bici che sfrecciano contromano o sui marciapiedi. L’accoglienza in piazza della Federiga è da data da furgoni in doppia fila e sulla fermata del bus. Situazione che si aggraverà su viale Talenti in particolare davanti alle Poste: girare su via Chimenti è una roulette russa.
Un furbetto che sfreccia in bici senza mani sorpassa da destra la fila delle auto ferme al semaforo della Federiga guardando il telefono incurante di quegli automobilisti che devono girare in via Foggini, mentre un’altra bici la supera oltre la mezzeria.
Qui i semafori hanno tempi geologici e si è invogliati a passare con i primi secondi di rosso per non attendere un secondo ciclo, pur con il rischio di Sirio che arriva sui binari. Alla fermata del tram, bici e pedoni attraversano col rosso per correre alla fermata del 78, peraltro invasa di macchine parcheggiate.
Il via vai di bici sul marciapiede è superiore al solito: diversi indisciplinati avranno cambiato mezzo piuttosto che mettere il casco e a breve pure targarsi? E in proposito di impunità da assenza di targa in compenso invece ciclisti con il cellulare abbondano, quattro soltanto tra viale Talenti e piazza Uccello.
E gli automobilisti invece rigano dritto? Ni, almeno da quanto monitorato. Quelli che tengono gli occhi puntati sulla strada al semaforo non sono merce da tutti i giorni: l’occhiatina flash allo schermo, magari piazzato sul sedile o la toccatina (e fuga) delle dita sullo smartphone sono un tic che ricorre negli atteggiamenti di quanti aspettano il verde. Questione di abitudine o di assenza di bluetooth in auto.
La certezza è che se li avesse pizzicati un vigile, sarebbe stato salasso. Le nuove regole infatti parlano chiaro: chi guida usando smartphone, computer portatili, notebook, tablet e dispositivi analoghi rischia una multa tra 250 e 1000 euro, con sospensione automatica della patente per una settimana se si hanno almeno 10 punti. La sospensione sale a 15 giorni se i punti sono più bassi. In caso di recidiva, la multa può raggiungere 1.400 euro, la sospensione arriva a tre mesi e si perdono da 8 a 10 punti.
Questo non toglie che al semaforo pedonale di viale Talenti, invece campioni di infrazioni sono i rider che attraversano con il rosso; e qui anche il secondo monopattino senza casco, mentre il terzo sarà sull’altro lato, pure sulla ciclabile. Il quarto invece su via del Sansovino alle scuole. Di strada un quinto, finalmente rispettoso, con il casco. Cambio zona, passeggiata in centro tra Stazione e Duomo: di monopattini, per quanto pure qui decimati, ne incrociamo una dozzina, di cui tre senza casco e targa. Ma il bilancio lascia pochi dubbi: i più lo hanno lasciato in garage.