Nuovi guai per Denis Verdini: “Evaso tre volte dai domiciliari”. Ora rischia di tornare in carcere

Nell’indagine di Roma, dove è indagato con il figlio Tommaso, sono state documentate delle cene a cui non era autorizzato a partecipare. Il tribunale di sorveglianza deve rivalutare la forma di detenzione

Denis Verdini in Senato con Silvio Berlusconi

Denis Verdini in Senato con Silvio Berlusconi

Firenze, 26 febbraio 2024 – Tre cene potrebbero costare caro a Denis Verdini. Perché per mettersi a tavola a Roma con politici e dirigenti Anas, l’ex braccio destro di Berlusconi ed ex senatore di Ala sarebbe evaso dalla sua prigione domiciliare di Pian dei Giullari, dove, dal gennaio del 2021, sta scontando la sua condanna definitiva per la bancarotta del Credito Cooperativo Fiorentino.

Ad assistere a quelle cene, c’erano gli investigatori della guardia di finanza, che, per conto della procura della Capitale, stavano conducendo un’inchiesta per corruzione, in cui Verdini è indagato assieme al figlio, Tommaso.

Così, la documentazione delle evasioni di Verdini è stata stralciata dal resto dell’inchiesta e inviata a Firenze. In questi giorni il tribunale di sorveglianza si è riunito per decidere se proseguire o meno con il regime di detenzione domiciliare a cui è sottoposto Verdini dal gennaio del 2021.

A seguito delle violazioni - su cui, nell’udienza al tribunale della sorveglianza, ha espresso un parere anche la procura generale - i giudici dovranno decidere se revocare o meno l’attuale modalità di espiazione della condanna. In ipotesi, Verdini potrebbe tornare anche in carcere, dove entrò - per qualche mese - dopo la Cassazione del novembre 2020 che trasformò in definitiva la condanna per il crac del Ccf.

Sarebbe la soluzione più estrema. E forse anche la più improbabile, considerato che Verdini ha abbondantemente compiuto i settant’anni. Ci potrebbero anche soluzioni intermedie, come il braccialetto elettronico (applicato di rado ai detenuti definitivi) o una drastica riduzione dei permessi.

Le “gite“ a Roma di Verdini erano state autorizzate dallo stesso tribunale di sorveglianza: l’ex senatore aveva fatto richiesta di potersi assentare dalla dimora per curarsi dal dentista e aiutare il figlio, titolare di un ristorante. Ma le assenze sarebbero andate oltre i permessi.

Da allora, poi, la posizione del pregiudicato Verdini si è ulteriormente aggravata: di definitiva, oggi, non c’è soltanto la condanna per il crac della “banchina“ con sede a Campi Bisenzio di cui fu il presidente per oltre vent’anni, ma anche la bancarotta dell’impresa edile Arnone e quella della Ste, la società editrice del “Giornale della Toscana“. Sommate l’una con l’altra, si arriva a un cumulo di pena di quindici anni.

ste.bro.