Firenze, 28 giugno 2018 - Che gli americani siano sempre più lontani da Nuovo Pignone lo si capisce anche dal nome che campeggia davanti alla sede: in grande ‘Baker Hughes’ e, sotto, in piccolo, a Ge company. Ma per fugare ogni dubbio sulle voci che da quasi un anno si rincorrono, c’è stato l’annuncio di John Flannery, presidente e amministratore delegato di General Electric, che ha parlato di una «separazione graduale» da Bhge, che avverrà in due, massimo tre anni.
Il colosso americano sta dismettendo asset e partecipazioni perché i conti non tornano più e i vertici cercano così di ridurre le cospicue perdite. In questo contesto arriva la decisione di cedere il ramo oil&gas, mettendo in vendita la quota del 62,5% in Baker Hughes. Nell’immediato per Nuovo Pignone non cambia nulla, e anzi per qualcuno è anche meglio che una Ge in crisi lasci l’azienda fiorentina. Oggi alle 15.30 nella sede fiorentina è previsto il tavolo di confronto dell’osservatorio nazionale del gruppo. «Cercheremo di capire cosa significa ‘ordinata separazione da Bhge’ , come ha comunicato Ge a dipendenti e azionisti. Lo chiederemo alla dirigenza del Pignone», spiega Alessandro Beccastrini della Fim Cisl. In quanto a possibili ripercussioni sui livelli occupazionali (oggi a Firenze ci lavorano 4.500 persone), i sindacati non si pronunciano. «E’ ancora presto per dirlo», risponde il segretario della Fim Cisl. Q
Qualche mese fa era uscita una cifra: 500 persone da tagliare. Ma l’azienda ha sempre smentito. D’altra parte molto dipenderà da quanto cederà Ge, se tutto il 62,5% in blocco o solo una parte, e se la quota sarà acquistata da Baker Hughes (opzione che l’azienda non esclude) o da terzi. «Che, se interessati al business delle turbine potrebbero anche migliorare la situazione del Nuovo Pignone», è la conclusione di Beccastrini. «Quello che ci preoccupa non sono gli assetti societari, ma l’andamento del prodotto sul mercato. Comunque il prezzo del petrolio sta leggermente risalendo e questo ci fa ben sperare», sottolinea Daniele Calosi, segretario generale Fiom di Firenze. «Baker Hughes – aggiunge Davide Materazzi, della Uilm – è un’azienda a sé stante, con una propria liquidità, una propria struttura e autonomia decisionale. Il titolo è quotato in Borsa individualmente e questo la tutela da contraccolpi». Baker Hughes, dal canto suo, conferma gli impegni di investimento in Toscana, che sono stati sanciti da accordi con istituzioni e sindacati, come il programma Galileo che, da qui al 2022, prevede, tra le altre cose, l’assunzione a tempo indeterminato di 60 persone sul territorio toscano e 8 milioni di euro di commesse o forniture alle imprese della regione.
LA NOTA DELL'AZIENDA - Intanto, in una nota, l'azienda precisa che "l'ipotesi prospettata di 500 posti di lavoro da tagliare", già smentita in data 24 ottobre 2017, è del tutto priva di fondamento». «BhGe – prosegue l'azienda – è una realtà internazionale con un portafoglio tecnologico e di servizi forte e diversificato. L’annuncio di Ge di perseguire una separazione graduale da BhGe definisce un percorso a cui l’azienda è preparata e che avverrà in maniera graduale nei prossimi 2-3 anni».