Firenze, 30 ottobre 2024 – Ha seri e conclamati problemi di obesità e un’invalidità che negli anni ha raggiunto il 75%. Dopo aver rifiutato due alloggi popolari da lei ritenuti incompatibili con le proprie condizioni fisiche e di salute, è stata cancellata dalle graduatorie pubbliche.
Ma, dopo un ricorso al Tar, i giudici amministrativi hanno congelato la situazione. Con un’ordinanza collegiale emessa nei giorni scorsi, la discussione è stata aggiornata al 16 dicembre. Oggetto della controversia è la determinazione dirigenziale dello scorso primo luglio con la quale Palazzo Vecchio ufficializzava le conclusioni della commissiona Erp.
La commissione che valuta le assegnazioni degli alloggi, infatti, aveva “bocciato“ le motivazioni addotte dalla richiedente riguardo alla sistemazione in un alloggio di via Pisana.
Ufficialmente, l’appartamento, un monolocale di una trentina di metri quadri munito di un soppalco, era stato scartato dalla richiedente, che in precedenza si era vista “offrire“ un alloggio in via Rocca Tedalda al terzo piano senza ascensore.
Dagli atti valutati dalla commissione Erp di Palazzo Vecchio si evince che l’appartamento di via Pisana proposto all’invalida sarebbe stato privo di un bagno attrezzato per disabilità. Condizione che, si apprende tramite l’avvocato che amministra la donna, una 45enne di origini rumene, non era stata posta dalla richiedente, sebbene le sue condizioni fisiche si aggravino ogni giorno.
Tuttavia, l’immobile presentava diverse perplessità: la metratura piuttosto ridotta e la presenza di un soppalco “abitabile“ poco compatibile con le difficoltà motorie certificate dalla richiedente. Al momento della presentazione della domanda per l’alloggio popolare, nel 2021, la donna aveva un’invalidità del 46%, salita però al 75% dopo le ultime visite effettuate in costanza della ricerca di sistemazione. Il Tar, dopo aver letto il ricorso presentato dall’avvocato Simone Zani, ha evidenziato alcuni errori formali nella procedura seguita dal Comune di Firenze. Come ad esempio la mancata notifica ai controinteressati e la pubblicazione del ricorso.
Fortunatamente, l’espulsione dalla graduatoria, benché ancora sub judice, non mette la donna in mezzo alla strada. La sua situazione è infatti nota ai servizi sociali del Comune. Attualmente è sistemata in una struttura sul territorio, in una stanza con bagno, con cucina condivisa con altri ospiti. Non potendo più lavorare (nella sua vita ha fatto la badante finché la salute glielo ha permesso), percepisce l’assegno d’inclusione e, dopo l’aggravarsi delle condizioni di invalidità, anche una piccola pensione.