ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

Occhi puntati sugli alberi 23mila a rischio moderato: "Le verifiche? Costanti"

In città un patrimonio da 79mila piante: il 70% è in ottime o buone condizioni. Palazzo Vecchio assicura: controlli continui per scongiurare cedimenti.

Sono necessari, essenziali eppure anche fragili. Per carità, nessun allarmismo. Ma i due alberi crollati in sequenza nell’hinterland – il colosso secolare piombato giù a Scandicci e il pioppo che si è schiantato su uno scuolabus a Rignano – invitano alla massima cautela e riaccendono anche in città i riflettori sul tema delle piante, giganti tutt’altro che indistruttibili. Premessa d’obbligo: proprio come noi umani, gli alberi hanno bisogno di controlli periodici e in caso di bisogno possono essere curati, ma poi esistono anche i mali impossibili da prevedere. Insomma, il rischio zero non esiste. Per controllare la stabilità dell’intero patrimonio arboreo della città – un esercito ’verde’ composto da ben 79mila piante che si estende per oltre 922 ettari – Palazzo Vecchio applica le linee guida della Società italiana di arboricoltura.

Il protocollo prevede una schiera di agronomi impegnati a stilare un’analisi Vta (visual tree assessment) che tiene conto dell’età, della dimensione, dello stato di salute e sviluppo in base alla quale viene assegnata una classe di propensione al cedimento. Le classi sono 4: A (propensione al cedimento trascurabile), B (bassa), C (moderata) e D (estrema). Quando la propensione al cedimento è estrema, scatta l’allarme e l’intervento – può essere l’abbattimento ma a volte basta anche uno sfoltimento – è immediato. E risolutivo, in modo che la pianta non diventi un pericolo concreto. Per motivi di sicurezza in questo caso si agisce nell’immediato: proprio per questo, riferisce Palazzo Vecchio, non ci sono alberi con propensione estrema al cedimento.

Sono circa meno di un terzo, ovvero 23.600, le piante in classe C a rischio moderato. È questo l’ultimo dato fornito da Palazzo Vecchio che risale a settembre 2024, in linea con quello già reso noto l’anno precedente. Si tratta mediamente delle piante più anziane per le quali il fattore di sicurezza naturale si è sensibilmente ridotto. Per questi esemplari è opportuno un controllo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico, comunque non superiore a due anni. Oltre il 70% degli alberi sono invece in ottime o buone condizioni. In classe A infatti si trovano spesso piante giovani che non manifestano segni o difetti significativi. In classe B figurano invece gli alberi che manifestano segni, sintomi o difetti lievi, riscontrabili con il controllo visivo e a giudizio del tecnico con indagini strumentali, tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero non si sia sensibilmente ridotto.

Ma ogni quanto vengono controllate queste piante? Gli agronomi incaricati dal Comune, in fase di redazione della Vta, oltre alla classe di rischio, stabiliscono anche la frequenza delle verifiche (quindi la scadenza della valutazione che sta svolgendo) e prescrivono, se necessario, alcune prove aggiuntive o interventi per migliorare le condizioni dell’albero (in questo caso si tratta molto spesso di potature o alleggerimenti). Una cosa è certa, assicurano da Palazzo Vecchio: i controlli sono costanti. E talvolta vengono svolti anche in via straordinaria, come accaduto di recente per 1200 alberi nei giardini delle scuole. Sono ben 260 le specie che popolano parchi, giardini, strade, viali e aree collinari. La più diffusa? I tigli (oltre 8400 piante) seguono poi i cipressi (7.672), i bagolari (6.655), i lecci (6.358), gli olivi (4.700) e i platani (4.199). Tra loro anche 189 alberi sottoposti a vincolo storico: arbusti enormi che hanno bisogno di cure frequenti.

Alessandro Pistolesi