Firenze, 27 novembre 2024 - “Ero stanca di quel mondo scintillante, ma frivolo, senza sostanza. Dove vivi di totale apparenza, dove decidere quale abito indossare, come truccarsi, è una guerra contro il giudizio degli altri. Dopo averlo inseguito per anni ho capito che quello non era il mio sogno. E così ho lasciato tutto per realizzarne un altro: aiutare la gente trovare il benessere, la salute”. È l’incredibile storia di Olivia Barbone, cinquant’anni, ex stilita, che ha mollato una carriera più che avviata con i brand più blasonati della moda per diventare istruttrice di ginnastica nei circoli delle periferie.
Olivia, lei è livornese, ma è Firenze che la adotta e la cresce come stilista…
“A Livorno sono nata e ho acquisito una formazione artistica, ma è una città che non dà grandi sbocchi nel settore. Così, dopo aver lavorato come sarta, ho cercato a Firenze perché volevo assolutamente sfruttare le mie capacità di disegno, che era la mia più grande passione. Nel 1999 faccio un anno di tirocinio da pendolare, nel 2000 mi assume Calvin Klein come assistente modellista – ovvero facevo i cartamodelli – e mi trasferisco definitivamente. Era la mia grande occasione e scalpitavo per fare carriera: comincio a rompere le scatole al piano di sopra dove aveva sede la Guess, che sapevo offriva più possibilità. Rompi, rompi, alla fine mi prendono come figurinista assistente stilista: lì ho presentato i miei primi modelli ed è stato l’inizio di una carriera che è durata 14 anni”.
A un certo punto però qualcosa si è rotto.
“Un giorno mi rendo conto che non era la mia strada, quello che volevo veramente. Non per le aziende, che mi trattavano splendidamente. Ero pagata benissimo, avevo tutti i benefit, regali, giravo tutta Europa, fiere, grandi eventi. Era un mondo dorato, ma adulterato. Non è quella la mia natura. Mi sono accorta che stavo meglio nei boschi che in quell’ambiente artificiale e glitterato”.
Così ha mollato tutto?
“Non così improvvisamente. Non era facile uscire da quel loop. Mi rendevo sempre più conto che non era il mio posto, ma non riuscivo a uscirne. Finché a trent’anni non rimango incinta del primo figlio e colgo l’occasione di potermene stare un bel po’ fuori dall’ambiente, a riflettere, a godermi la casa dove non ero mai. Al rientro chiedo il part time. Non mi interessava più la vita della donna in carriera, preferivo rallentare i ritmi e fare anche la mamma. Gli ultimi anni sono stati durissimi, perciò ho detto basta e mi sono licenziata”.
E lì si è data al fitness?
“Non ancora. Lo sport lo avevo sempre praticato, sono stata ballerina, facevo corsa, ginnastica. Ma in maniera residuale. Dopo il licenziamento, trovo velocemente lavoro in una stamperia come graphic designer. E L’anno dopo rimango incinta del secondo bambino. Riunione familiare: ‘e quindi che si fa?’ Volevo crescere i miei bambini. Abbiamo fatto due conti: ‘ma sì, ce la facciamo’. E ho fatto al mamma per diversi anni, fino all’età della scuola, quando i bambini non avevano più bisogno di me tutto il giorno; così comincio a voler tornare nel mondo del lavoro, ma come stilista non mi interessava più. Nel frattempo, avevo cominciato dedicarmi maggiormente anche allo sport. Un bel giorno mi propongono una partita di calcetto tra mamme. Al quinto minuto del primo tempo, mi rompo il ginocchio destro con un calcio sbagliato..”
Ahi. Un altro inghippo nella futura carriera…
“Al contrario. È stato quello l’evento scatenante. Il dottore mi dice: ‘Qui, o si opera o si fa ginnastica’. E io scelsi la ginnastica. Mi alleno, mi alleno, e il ginocchio torna perfettamente a posto; ma non volevo smettere di allenarmi. Così capisco che la ginnastica è la mia vocazione. E scopro il pilates, una disciplina che fino a qualche mese prima non conoscevo, ma mi affascinava molto essendo stata una ballerina. È stata una folgorazione. Prendo un diploma da istruttrice, mi impegno, mi esercito, studio, finché finalmente ottengo l’attestazione per poterlo insegnare”.
Come ha trovato le prime allieve?
“Mentre aspettavamo gli allenamenti di calcio dei bambini, con le altre mamme avevamo cominciato ad allenarci. Lo facevamo un po’ per scherzo, un po’ per passare il tempo, non chiedevo loro niente. Si faceva negli spogliatoi, sotto i portici dei palazzi dell’Argingrosso, nei giardini. Finché il campionato non è finito. E loro mi hanno detto: ‘No, tu non smetti, piuttosto ti paghiamo ma ti devi prendere l’impegno di continuare’. A questo punto ci voleva una palestra, ma non sapevo assolutamente da che parte rifarmi. A forza di telefonate riesco a ottenere una stanza agli impianti sportivi dell’Upd Isolotto. E anche lì iniziammo per scherzo, tra noi, finché a fine estate un’associazione sportiva che opera nella struttura e mi aveva osservata, mi propone un contratto per fare dei corsi mattutini. Diventa così a pieno titolo il mio lavoro. Un giorno poi, passo per caso al circolo Mcl di San Bartolo a Cintoia, e parlando con Angelo, il gestore, e Constantina, la presidente, nasce l’idea di fare dei corsi anche lì. Così il pomeriggio, con tanto amore e passione, ho iniziato a fare le prime lezioni completamente organizzate da sola e siamo già a 16 socie che vengono. Non male per aver iniziato a settembre…"
Ma non le manca il business del fashion?
"Alle aziende per cui ho lavorato non posso che dire grazie: mi hanno trattato benissimo, mi hanno fatto entrare in un ambiente che difficilmente altrimenti si ha occasione di conoscere da dentro, mi hanno fatto realizzare il mio sogno di ragazza, Ho visto tante le parti del globo, ho conosciuto persone importanti, è stata una vera fortuna…. Ma maturando ho capito che non era davvero per me. Il mondo della moda è tutto luccichio, dove la maggior parte delle persone si sentono fenomeni, grandi artisti, o peggio quasi chirurghi che operano a cuore aperto, invece di prenderla con leggerezza: eppure stiamo creando frivolezza, non salvando vite umane".
Come si riesce a dare una giusta dimensione alle cose, una volta entrati in quella spirale?
"Capendo che sotto la superficie c’è un gran vuoto di sostanza. Vivi con uno stress continuo, anche solo per decidere come vestirti la mattina. C’è una guerra all’immagine. La ginnastica invece serve a tutti, aiuta le persone a rimanere in forma, ti senti davvero utile. Peccato averlo scoperto in tarda età. Ma che bello averlo scoperto!".