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Omicidi stradali Il peso delle parole "Killer non è la macchina ma chi la sta guidando"

La Fondazione Guarnieri pubblica una guida alla corretta narrazione "Come forma di prevenzione è necessario un cambiamento cultural a partire dal linguaggio che siamo soliti utilizzare in proposito"

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"Si parla sempre di auto impazzita, come se fosse l’auto da sola a commettere reato e non chi la sua guidando". La fondazione Lorenzo Guarnieri , dedicata al giovane non ancora diciottenne morto a Firenze 12 anni fa in seguito a un incidente con uno scooter, guidato da un conducente ubriaco e drogato, ha presentato in Palazzo Vecchio un nuovo libro che ha come obiettivo quello di porre più attenzione al linguaggio che siamo soliti utilizzare quando si parla di violenza stradale. "Per migliorare la sicurezza sulle nostre strade è necessario un grande cambiamento culturale e per attivarlo dobbiamo partire dal linguaggio – continua Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo e presidente della formazione -. Usare parole e immagini sbagliate può facilitare certi comportamenti illegali e pericolosi. Le forze dell’ordine sanno bene che le parole, anche in altri campi come ad esempio la violenza sulle donne, hanno un grande peso. Lorenzo non è stato ucciso dal viale degli Olmi, ma nel viale degli Olmi. Il suo non è stato un incidente, ma un omicidio, provocato da un uomo che ha tenuto un comportamento illegale perché guidava sotto effetto di alcol e sostanze. Credo che sia ora di cambiare mentalità per dare il giusto valore alla vita, dando anche il giusto valore alle parole che usiamo per descrivere il fenomeno della violenza stradale".

Il libro si intitola “Il valore delle parole. La narrazione sbagliata degli scontri stradali“, e uscirà proprio in concomitanza con il compleanno di Lorenzo Guarnieri, che il 10 dicembre avrebbe compiuto trent’anni. Per festeggiarlo e cercare di sensibilizzare ancora di più su questa tematica, la fondazione ha organizzato un evento che si terrà venerdì sera al Tuscany Hall.

"Troppo spesso – aggiunge il sindaco di Firenze, Dario Nardella - la ricerca di facile sensazionalismo ci porta a usare parole che non tengono conto non solo della sensibilità delle famiglie delle vittime ma anche della realtà dei fatti: non esistono auto impazzite ma conducenti che provocano scontri. Dobbiamo capire che i veicoli sono come armi: se non vengono usati con responsabilità uccidono. A Firenze da quando sono sindaco ci sono stati 20mila feriti e 97 morti sulle strade. Un vero bollettino di guerra. Siamo da sempre al fianco dell’associazione Guarnieri e vogliamo sostenere anche questa iniziativa editoriale diffondendola nelle scuole".

Ia.na.