Firenze, 3 gennaio 2025 – A un passo dalla salvezza. A un passo da un viaggio, difficile come era stato fino a quel punto, certamente con posto in piedi, ma destinazione vita. A un passo dal sedile del bus della linea 30 di Autolinee Toscane, Maati Moubakir, il 17enne accoltellato a morte all’alba di domenica in via de’ Tintori a Campi, è stato agganciato per il giacchetto, strattonato in strada e brutalmente ucciso. A dirlo sono le immagini delle videocamere, che hanno immortalato il delitto e i suoi autori. Una scena del crimine “dinamica”, la definiscono gli investigatori, con un continuo via vai di giovani: c’è chi esce dal locale, chi corre per prendere l’autobus, chi scappa appena capisce la gravità della situazione, e chi invece ha le mani sporche di sangue. Ieri sono stati identificati altre tre sospetti, componenti del branco che avrebbero partecipato all’aggressione letale per il giovane di Certaldo. A loro, già oggi, potrebbero essere notificati degli avvisi di garanzia, come del resto è stato per due ventenni, entrambi amici e italiani di seconda generazione, uno nato a Firenze e l’altro a Prato e residenti a Campi, perquisiti nei giorni scorsi dai carabinieri. Per loro l’ipotesi di reato è concorso in omicidio volontario.
Intanto, il procuratore di Firenze Filippo Spiezia ha spiegato che l’autopsia “è stata rinviata per motivi tecnici” e che “non è stata richiesta alcuna misura cautelare per i due indagati”. Rinviato quindi anche il riconoscimento della salma da parte della famiglia: sempre ieri alla madre è stato concesso di guardare il viso del figlio per qualche minuto. Pochi giri di lancette che sono sembrati un’eternità. I fendenti, secondo quanto trapela da fonti investigative, sarebbero stati sferrati per uccidere, non ferire: quello fatale avrebbe colpito il cuore, mentre sul corpo del giovane sono comparse tracce ematiche frutto dei colpi inferti con pugni e spranghe (un pezzo è stato ritrovato da un residente in un cassonetto poco distante dal luogo della tragedia).
In quanti hanno partecipato la massacro? I carabinieri, coordinati dal procuratore Antonio Natale, stanno cercando di distinguere volti e profili tra le centinaia di immagini raccolte dagli occhi elettronici presenti nell’area e sui mezzi pubblici. Lavoro non semplice. Per più motivi. Primo: la bassa qualità delle riprese notturne. Secondo: gli aggressori e i giovani presenti sono incappucciati e con un abbigliamento molto simile l’uno all’altro. Terzo: la lite inizia e si sposta dalla strada alla pensiline dal pullman, si trasforma in omicidio davanti a un negozio, e nel mezzo corrono e si muovono decine di ragazzi.
Resta al momento sconosciuto anche il movente, le prime ipotesi investigative sembrano prediligere la lite scoppiata per futili motivi dentro o all’esterno della discoteca di Campi in cui il giovane aveva trascorso la serata, almeno fino alle 3 di notte. Ad essere ascoltati sono stati anche alcuni conoscenti di Maati: ma al momento manca il testimone chiave, le armi del delitto, la causa delle morte. Manca giustizia.