Firenze, 19 giugno 2021 - Il caso Ciatti è l’ultimo. Ma non è la prima volta che la Spagna delude l’Italia dal punto di vista giudiziario. L’inchiesta sulla morte di Martina Rossi, archiviata frettolosamente dalla magistratura iberica come suicidio, o quella lentissima sulla strage delle studentesse morte nell’incidente del pullman di Tarragona, tanto per restare ai casi in cui sono coinvolti - in un modo, o nell’altro - giovani toscani, hanno già fatto discutere.
L’odissea della famiglia Ciatti è certamente la più clamorosa. Tanto che oggi, nella "bilaterale" Italia-Spagna che cade proprio a ridosso della comunicazione sulla scarcerazione del principale imputato per l’omicidio del 22enne Niccolò, il ministro Luigi Di Maio dovrebbe chiedere alla sua omologa spagnola perché siano trascorsi quattro anni senza che la giustizia abbia iniziato l’esercizio della sua azione.
Dando l’assist alla liberazione dell’imputato. "Mi auguro che Draghi e Di Maio facciano le dovute pressioni al ministro spagnolo perché accerti la questione", commenta Luigi, il padre della vittima. "La politica è una cosa e la magistratura un’altra - afferma ancora - ma forse interessando le istituzioni si riuscirà ad avere qualche notizia sul perché siamo arrivati a questo".
Era il 12 agosto del 2017, quando Niccolò Ciatti, 22 anni, fiorentino di Scandicci in vacanza a Lloret de Mar, s’imbattè suo malgrado nella furia assassina di un gruppetto di ceceni, muscolosi e su di giri. Quello che sferrò il calcio alla testa, impresso nei video filmati da testimoni troppo inermi della discoteca St Trop, è Rassoul Bissoultanov, un paio d’anni più anziano di Ciatti, lottatore di ’mma’. Dopo il pestaggio, a cui partecipò almeno un altro ceceno - Movsar Magomadov, anch’egli indagato ma soltanto dopo le istanze della famiglia Ciatti -, i mossos d’esquadra intercettarono subito i tre. Ma in carcere resterà soltanto Bissoultanov. Quattro anni, però, è il termine massimo, secondo l’ordinamento giudiziario spagnolo, per la carcerazione preventiva.
La magistratura iberica non ce l’ha fatta. La corte d’assise di Girona - dove si celebreranno le udienze - lunedì recapiterà le notifiche. 26 novembre il via.
Ma c’è un altro se: che l’imputato sia presente. Il timore di questa scarcerazione è proprio questo: che Bissoultanov, figlio di rifigiati emigrati a Strasburgo, in Francia, davanti al rischio di una condanna a 20 anni, faccia perdere le sue tracce. Per sempre.
"Non ho conferme ufficiale, ma dovrebbe essere già uscito. Lunedì dovremmo sapere quali sono le prescrizioni applicate alla sua liberazione. Sicuramente, non ha il braccialetto elettronico", commenta ancora Luigi.
"Superare i quattro anni da un delitto per partire con la prima udienza non è ammissibile, e soprattutto è ingiusto che una famiglia che ha sempre accettato con dignità e rispetto le decisioni della magistratura spagnola veda scarcerato per decorrenza dei termini il principale imputato per la morte del figlio Niccolò", hanno commentato il sindaco della Città metropolitana di Firenze Dario Nardella insieme a Sandro Fallani, primo cittadino di Scandicci. In occasione di San Giovanni, patrono d i Firenze, Palazzo Vecchio consegnerà a Luigi Ciatti il Fiorino d’Oro, massima onorificenza cittadina.