Firenze, 4 dicembre 2023 – Fino a pochi minuti prima aveva lavorato con lui e per lui. Ora, è accusato di averlo ucciso. Lo stesso per un altro ex dipendente, licenziato due mesi or sono.
La svolta per l’omicidio del commerciante iraniano Kiomars Chaikar Safaei, 72 anni, arriva nella notte tra sabato e domenica: un’indagine lampo della squadra mobile, coordinata dal procuratore capo Filippo Spiezia e dal sostituto Sandro Cutrignelli, è culminata nel fermo di due fratelli, di origine brasiliana, ritenuti responsabili del delitto avvenuto mercoledì scorso in via Francesco De Pinedo.
Ulteriori dettagli saranno comunicati nel corso di una conferenza stampa che la procura indirà dopo che il giudice si pronuncerà (probabilmente stamani) sulla convalida del provvedimento e l’emissione dell’eventuale relativa misura. Per il momento, trapela che i due sudamericani, residenti a Firenze, si stavano preparando a lasciare l’Italia.
Entrambi conoscevano bene Kiomars. Conoscevano probabilmente anche le sue abitudini circa la gestione degli incassi in contanti del banco di souvenir di cui l’iraniano era titolare alla loggia del Porcellino.
Le telecamere del numero 58 di via De Pinedo sono state molto utili per gli inquirenti. Queste, puntate sull’androne, inquadrano infatti un soggetto che entra poco prima che Kiomars torni a casa, mercoledì, al termine della giornata lavorativa. Lo stesso soggetto viene visto anche uscire. E così pure l’altro.
Gli assassini del commerciante probabilmente avevano architettato una rapina, che potrebbe essere finita molto peggio di come l’avevano pianificata. Come emerge dalle prime risultanze dell’autopsia, eseguita dalla dottoressa Susanna Gamba, Kiomars è morto dopo un’agonia piuttosto lunga. Ha ricevuto delle botte, gli è stata tappata la bocca con il nastro forse perché non urlasse e legato le mani perché non opponesse resistenza.
Prende sempre più consistenza, se i sospetti sui due brasiliani fermati troveranno conferma dal giudice, l’ipotesi che il cappuccio sulla testa della vittima avesse la funzione di tappargli gli occhi affinché non riconoscesse i rapinatori. Però alla fine, anche se il naso di Kiomars era libero, quella busta sul capo potrebbe aver avuto comunque un ruolo nel decesso. A livello processuale, non è un dettaglio da poco. A tal proposito, i fratelli del commerciante iraniano hanno voluto partecipare all’accertamento con una propria consulente, su consiglio dei loro legali, gli avvocati Gabriele e Marco Zanobini.