Omicidio Dini, sconto di pena all’appello-bis

Omicidio Dini, sconto di pena all’appello-bis

Omicidio Dini, sconto di pena all’appello-bis

Sono ventidue gli anni di reclusione confermati ieri ai quattro imputati al processo d’appello bis disposto dalla Cassazione per la morte del 29enne fiorentino Duccio Dini. Il ricalcolo della pena, legato all’applicazione dell’attenuante dell’articolo 116 del codice penale, è stato per Kjamuran Amet, Remzi Amet, Dehran Mustafa e Antonio Mustafam, che hanno visto calare la pena originaria di 25 anni grazie alla norma che prevede una riduzione della condanna laddove si compia un reato diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti.

Duccio Dini morì travolto da un’auto impegnata in un inseguimento tra clan rom rivali, la mattina del 10 giugno 2018. E un anno fa, la Corte di cassazione aveva confermato la condanna a 25 anni per il conducente dell’auto che travolse il giovane, stabilendo appunto che per quattro dei sette imputati vi fossero gli estremi per applicare l’attenuante dell’articolo 116 del codice penale. Oggi i giudici della Corte d’assise d’appello hanno seguito l’indirizzo fissato dagli Ermellini. Mentre sono state disattese le richieste del procuratore generale, che chiedeva una condanna a 20 anni.

"Una tragedia che la città non potrà dimenticare e che purtroppo ieri abbiamo rivissuto con i tragici fatti di via Gioberti - ha commentato il sindaco Dario Nardella -. Per Duccio, per Lorenzo e per tutte le tragedie sulla strada siamo sempre più fermi nella condanna dei comportamenti criminosi e decisi nell’essere in prima fila nei processi per testimoniare sempre, ad ogni grado di giudizio e ad ogni occasione possibile, la nostra vicinanza alle famiglie". Dello stesso avviso anche l’assessora all’avvocatura Titta Meucci: "Il Comune - ha detto - pur non potendo contestare le decisioni del Supremo consesso, ha ritenuto doveroso, anche in questo frangente, essere presente con la sua avvocatura, per dimostrare la vicinanza dell’amministrazione alla famiglia Dini e per sottolineare l’assoluta intolleranza per condotte criminose gravissime che ledono in maniera irreparabile la sicurezza della comunità cittadina".

Entro novanta giorni sono attese le motivazioni delle sentenza, e i legali dell’accusa potrebbe ricorrere in appello in Cassazione, anche se sembra una strada meno percorribile in quanto si tratta questa volta non di violazione di legge ma di quantificazione delle pena. Il legale della famiglia, Marco Ungar, si ritiene soddisfatto per la decisione presa dalla corte fiorentina: "È una pena severa ma corretta", spiega l’avvocato.

P.M.