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Omicidio Duccio Dini Difese al contrattacco "Fu omicidio stradale"

Non c’era la volontà di uccidere il "rivale" Bajram Rufat e di conseguenza anche l’incidente di cui rimase vittima Duccio Dini, non rientra nella sfera del dolo.

Puntano alla qualificazione del reato in omicidio stradale (e dunque a pene più miti), i difensori dei sette imputati nel processo d’appello per la morte del 29enne fiorentino, avvenuta nel giugno del 2018 in via Canova.

Al processo di secondo grado, si arriva dopo cinque condanne a 25 anni agli occupanti di due delle tre macchine impegnate nell’inseguimento a tutta velocità. La procura ha impugnato le due assoluzioni, e il procuratore generale ha chiesto le condanne (a nove anni) anche per gli altri due componenti della ’spedizione punitiva’.

Il processo riprenderà il 16 giugno, con le ultime arringhe dei difensori degli imputati, mentre il 23 giugno è attesa la sentenza.

ste.bro.