Omicidio Duccio Dini Perché un altro processo

Nuovo procedimento per quattro: "Hanno partecipato al tentativo di uccidere il rivale inseguito ma non volevano l’epilogo più grave", scrive la Cassazione.

Omicidio Duccio Dini  Perché un altro processo

Omicidio Duccio Dini Perché un altro processo

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Omicidio Duccio Dini, ecco come la Cassazione motiva l’annullamento parziale della condanna per alcuni degli imputati che, il 10 giugno del 2018, erano a bordo delle auto impegnate nell’inseguimento del loro rivale Rufat Bajram. Durante quella folle corsa in via Canova, il 29enne fiorentino, che era fermo al semaforo in sella al suo scooter, venne travolto e ucciso.

Delle iniziali condanne a 25 anni per omicidio volontario per cinque dei sette imputati, quattro subiranno una limata in un prossimo giudizio ancora da fissare. Il perché è contenuto nelle 68 pagine della prima sezione penale, appena depositate.

"La tangibile difficoltà - si legge - di comprendere se ed in quale misura l’azione di Remzi Mustafa (il conducente della Volvo S60, ndr), condizionata dall’ardore giovanile (egli era, all’epoca, appena diciannovenne), sia stata influenzata da comportamenti posti in essere dai correi negli istanti successivi al mancato impatto con il ciclomotore induce, in definitiva, ad escludere, in un’ottica garantistica, che detti imputati possano essere ritenuti responsabili, a titolo di dolo eventuale, della morte di Duccio Dini".

Secondo la Suprema Corte, "tali fatti devono, invece, essere loro ascritti ai sensi dell’articolo 116 codice penale", che dice: "se il reato commesso è più grave di quello voluto, la pena è diminuita riguardo a chi volle il reato meno grave".

Riconosciuta quindi "la piena responsabilità per il tentato omicdio di Bajram Rufat di Remzi Amet, Dehran Mustafa, Antonio Mustafa e Kjamuran Amet", i quali però, argomentano ancora i giudici "non hanno voluto, nel senso prima indicato, il più grave e diverso reato".

Dunque per loro (tre passeggeri della Volvo, un conducente della seconda auto) ci sarà un nuovo processo d’appello per il "concorso anomalo" alla morte di Duccio, e in questo giudizio la pena verrà rideterminata. Inevitabilmente al ribasso, considerata l’applicazione dell’attenuante.

In compenso, sono definitive oramai dallo scorso ottobre, le altre tre condanne. Il conducente della Volvo Mustafa Remzi deve scontare 25 anni, sia per l’omicidio volontario di Duccio che per il tentato omicidio di Bajram. Definitive anche le due condanne a sette anni (per tentato omicidio) di Kole Amet ed Emin Gani, che parteciparono all’inseguimento a bordo di un furgone Opel che si attardò a causa della foratura di una gomma. I tre sono in carcere.