Firenze, 20 novembre 2024 – È stato il pugno di Senad Ibrahimi o quello di Cristian Corvo a provocare la morte di Antonio Morra dopo il concerto dei Subsonica dello scorso aprile al Mandela Forum? Un enigma che, anche se con punti interrogativi lasciati in sospeso dallo stesso medico legale della procura, sembrava essere stato risolto, addossando le responsabilità dell’omicidio del 47enne residente a Pistoia al cazzotto ’killer’ di Ibrahimi. Questo fino a ieri: fino alla maxi consulenza venuta alla luce durante l’udienza nell’aula bunker di Santa Verdiana, davanti al gip Fabio Gugliotta, depositata dagli avvocati del 48enne veronese di origine kosovara, Luca Maggiora e Lapo Bechelli. Nelle pagine redatte dal medico legale Edoardo Franchi, vengono infatti analizzati gli effetti provocati dai due cazzotti sferrati a Morra in fondo alla scalinata del palazzetto di Campo di Marte. Il primo, quello di Ibrahimi (accusato di omicidio preterintenzionale), è stato assestato alle spalle della vittima. Il secondo, quello di Corvo – difeso dal legale Alberto Russo –, di dipendente con il primo della ditta di facchinaggio incaricata dello smontaggio del palco dopo lo spettacolo, è stato frontale. La dinamica, ricostruita grazie ai video delle telecamere di sorveglianza, cattura il momento esatto in cui Morra riceve il primo colpo e, mentre cade in avanti, incassa poi il secondo, che lo ’rimbalza’ indietro e lo fa crollare al suolo, dove violentemente sbatte la nuca. Secondo il documento della difesa, potrebbe – il condizionale è d’obbligo – essere stato proprio lo spasmo provocato dal secondo pugno, quello di Corvo, a causare la ’rottura’ dell’arteria e successivamente la morte.
A deciderlo sarà il perito Chiara Toni, che il prossimo 10 dicembre in udienza sarà incaricata ufficialmente dal giudice. Che ieri intanto ha riconosciuto l’impossibilità, con le prove in suo possesso, di sciogliere questi nodi e ha riunito i due procedimenti, in quanto, a differenza di Ibrahimi, Corvo deve rispondere di lesioni aggravate dalle condizioni di minorata difesa in cui, secondo la ricostruzione dell’accusa, si trovava Morra quando scoppiò l’alterco con i facchini.
L’obiettivo della perizia sarà anche quello di stabilire quale dei movimenti di nuca e collo della vittima, provocati dai colpi dei due facchini, è stato fatale. Con il primo pugno, nello specifico, ci sarebbe stata una flessione, come spiega la consulenza del medico legale incaricato dal pm Alessandro Piscitelli, Martina Focardi, mentre con il secondo si sarebbe verificata un’iperestensione “mortale”.
Da capire anche quanto ha inciso la caduta di Morra e l’impatto con il suolo. Le immagini delle registrazione mostrano il 47enne seduto assieme alla moglie. Forse i due discutono, l’uomo a un certo si alza in piedi e con un passo incerto scende le scale. In fondo alla rampa c’è il gruppetto di facchini che attendono l’uscita del pubblico per iniziare il loro lavoro. Morra scambia alcune battute e a un certo punto uno dei facchini, Ibrahimi, in piedi alle sue spalle, gli scarica un colpo fortissimo alla nuca. Il video avrebbe però dei “buchi“. E in uno di questi si colloca l’altro cazzotti di Corvo. Poi il crollo a terra e la collisione con la pietra della scalinata. Ieri si sono costituite parti civili la moglie e i figli di Morra, assistiti dall’avvocato Samuel Stampigli, e i suoi genitori, seguiti dal legale Pietro Conte. È stata chiesta la citazione come responsabile civile della cooperativa esterna per cui lavorano i due imputati.