REDAZIONE FIRENZE

Open, braccio di ferro dall’aula alla Consulta

I pm depositano altre mille pagine di atti, l’udienza slitta a settembre. E a novembre il confronto sulle chat di Renzi utilizzate dall’accusa

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Mille pagine per rinforzare la posizione dell’accusa riguardo alle ipotesi di corruzione: la seconda puntata dell’udienza preliminare “Open“ registra un piccolo colpo di scena.

In apertura della seduta, i pubblici ministeri Luca Turco e Antonino Nastasi fanno sapere agli avvocati di aver depositato nuovi atti. I difensori rispondono chiedendo tempo. Il giudice, Sara Farini, accorda un rinvio. Dunque, appuntamento a settembre (il 19), quando verranno discusse alcune questioni preliminari (tra cui una sulla competenza territoriale) che avrebbero dovuto essere esaminate ieri mattna.

Salterà anche l’udienza di luglio, quella in cui, secondo una prima bozza di calendario, avrebbe reso interrogatorio Matteo Renzi, il principale imputato del filone riguardante il presunto finanziamento illecito ai partiti, ieri mattina assente come del resto tutti Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai, Patrizio Donnini, l’avvocato Alberto Bianchi.

Ma il procedimento incardinato dinanzi al gup Farini - che non contempla soltanto il presunto finanziamento illecito - s’interseca con il conflitto d’attribuzione sollevato da Renzi alla giunta del Senato. Il 23 novembre, ci sarà la discussione dinanzi alla Consulta. Il Senato, che sarà contrapposto alla procura di Firenze, verrà rappresentato dall’avvocato fiorentino Giuseppe Morbidelli.

La Consulta dovrà decidere se i magistrati fiorentini, che hanno inserito nel fascicolo dell’inchiesta chat ed e-mail di quando Matteo Renzi era già senatore, avrebbero dovuto chiedere anticipatamente formale autorizzazione alla sua Camera d’appartenenza.

Le imputazioni. Il processo Open ha due filoni. Quelo che comprende il leader di Italia Viva, riguarda l’attività di “partito“ che secondo la procura fiorentina avrebbe esercitato la fondazione che organizzava la Leopolda in favore della corrente interna al Pd che faceva capo a Renzi. Secondo questo assunto, i finanziamenti, pari a 3,5 milioni ricevuti tra il novembre del 2014 e il 2018, avrebbero infranto la legge. Tesi appassionatamente contestata da Renzi, che (anche) per smentire questa ricostruzione, ha pubblicato pure “Il mostro“, e presentato denunce contro i magistrati, che il tribunale di Genova ha archiviato. I sequestri disposti dalla procura nei confronti di Carrai sono stati definitivamente annullati dalla Cassazione.

C’è poi l’altro filone in cui a Lotti, Bianchi e alcuni sostenitori (il costruttore Toto e i rappresentanti della British American Tobacco) viene contestata la corruzione.

La guardia di finanza ha compiuto ulteriori accertamenti anche dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagine e ieri i pm hanno messo a disposizione delle difese le nuove informative: riguardano i finanziatori, tra cui Gavio (non indagato). Tra i nuovi atti, anche le cancellazioni dei dati di Carrai come ordinato dalla Cassazione.