FIRENZE
Che fine farà l’inchiesta Open? Nessun commento ufficiale in procura all’indomani della sentenza che ha mandato assolti tutti gli imputati a cominciare dal leader di Italia Viva Matteo Renzi. Ma ogni mossa, sarà valutata dopo il deposito delle motivazioni (entro 30 giorni) della decisione letta in aula giovedì mattina dal gip Sara Farini. Non sarà comunque il pm Luca Turco a depositare un eventuale ricorso in corte d’Appello contro il non luogo a procedere, motivato sulla base delle novità introdotte dalla Cartabia sulla "ragionevole previsione di condanna" non ravvisata dal giudice in ordine alle accuse di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, traffico d’influenze.
L’epilogo di Open, a cui si è aggiunta ieri anche l’assoluzione di Matteo Salvini in un altro processo “politico“, ha rinfocolato il dibattito sulla giustizia e sulla separazione delle carriere.
Anm Toscana, con una nota, difende l’operato sia di chi ha indagato, che di chi ha giudicato.
"La sentenza di non luogo a procedere peraltro suscettibile di impugnazione, emessa a favore di tutti gli imputati, costituisce prova evidente dell’efficacia del controllo giudiziale sulle iniziative del pubblico ministero, e della terzietà del giudice secondo l’attuale assetto processuale ed ordinamentale", si legge in una nota. "La decisione è frutto della normale dialettica processuale e quindi del pieno confronto tra accusa e difesa, di fronte a giudice terzo", spiega ancora il comunicato in cui viene evidenziato si sia trattato di "procedimento ed indagini complesse con tempi che si sono dilatati in fase di udienza preliminare anche per la necessità di attendere la decisione della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzioni presentato". Anm definisce "non condivisibili" le prese di posizione pubbliche "che cercano di accreditare la tesi della necessità di modifiche normative, con espresso richiamo alla cosiddetta riforma sulla separazione delle carriere, attualmente in discussione in parlamento, al fine di creare una sorta di automatismo tra il proscioglimento dell’imputato nel processo penale e l’affermazione di una responsabilità diretta per danni a carico del pm che abbia esercitato l’azione penale". Anche perché "nella vicenda non appare l’adozione di iniziative abnormi da parte del pm, come già ampiamente accertato anche nei procedimenti avviati a seguito delle iniziative degli imputati, tenuto conto anche dell’esito alterno delle vicende processuali prima delle pronunce della Cassazione sui sequestri eseguiti in fase di indagini e della complessità della questione sottoposta alla decisione della Corte costituzionale".
ste.bro.