STEFANO BROGIONI
Cronaca

Da Open alle cooperative. Turco-Renzi, ultimo atto. Ma i processi continuano

Oggi atteso il verdetto nell’udienza per finanziamento illecito ai partiti. Il pm, prossimo alla pensione, ha impugnato l’assoluzione dei genitori

Matteo Renzi in tribunale

Matteo Renzi in tribunale

Firenze, 19 dicembre 2024 – Tra Matteo Renzi e il pm Luca Turco potrebbe andare in scena l’ultimo faccia a faccia. Oggi, infatti, è attesa la decisione del gup, Sara Farini, nell’udienza preliminare dell’inchiesta Open. Il senatore e leader di Italia Viva è accusato di finanziamento illecito ai partiti riguardo all’utilizzo dei contributi percepiti dalla fondazione che organizzava anche la “Leopolda“.

Il pm Turco ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per Renzi e gli altri del ’giglio magico, ma anche gli imputati hanno sparato diverse cartucce in loro favore: l’inutilizzabilità della corrispondenza dei parlamentari finiti sotto indagine e l’illegittimità di alcuni sequestri. La lunga udienza preliminare è stata contraddistinta dalle controffensive di Renzi nei confronti del pm titolare anche del fascicolo sulle bancarotte delle società satellite dell’azienda di famiglia, la Eventi 6. Il magistrato è uscito indenne dalle denunce a Genova o dagli esposti al Csm.

Ma la “guerra”, in senso giudiziario, tra i Renzi e il loro “accusatore” non si concluderà neanche oggi, qualunque sia l’esito dell’udienza Open.

Perché proprio in questi giorni, Turco, che tra pochissimi giorni andrà in pensione e ieri ha salutato con una cerimonia colleghi e il personale degli uffici, ha depositato l’appello contro la parziale assoluzione dei genitori dell’ex premier nel procedimento per cui, nel febbraio del 2019, Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli finirono anche agli arresti domiciliari.

Lo scorso luglio, i genitori di Matteo sono stati infatti assolti dall’accusa di bancarotta (l’accusa per cui era scattata la misura) e condannati a tre anni, due mesi e quindici giorni per false fatture.

Nelle ottanta pagine di ricorso contro il verdetto di primo grado, il pm Turco contesta la motivazione del tribunale in cui, in capo ai Renzi, non è stato ravvisato “il fine di danneggiare i creditori”, e la mancata “valutazione complessiva ed unitaria” delle condotte dei coniugi, e del “rapporto tra Chil Post/Eventi 6, la società storicamente riconducibile alla famiglia Renzi, e l’attività delle tre cooperative”, Delivery Service, Europe Service e Marmodiv.

“Bovoli e Renzi - ha scritto Turco - hanno utilizzato la forma cooperativa in modo strumentale, senza rispettarne le finalità mutalistiche, società di comodo costituite ad hoc, in successione cronologica tra loro, senza alcun know how, che si sono limitate alla mera gestione amministrativa del personale, senza immobilizzazioni materiali, strutture logistiche ed alcuna autonoma organizzazione, aperte ed utilizzate per un periodo temporale predeterminato per abbassare e scaricare costi, ma anche, una volta cedute, con la perfetta consapevolezza di Bovoli e Renzi, per lasciare debiti, nascondere raggiri e sparire senza lasciare traccia”.