Open, riflettori accesi a Roma. Il Senato decide sulle chat di Renzi

La richiesta dei pm di Firenze è stata incardinata presso la giunta delle immunità parlamentari. L’organo dovrà rispondere sulla nuova ipotesi di sequestro delle conversazioni del leader di Italia Viva.

FIRENZE

Open, il processo si sposta - temporaneamente - a Roma.

È stata incardinata dalla giunta delle immunità parlamentari del Senato la richiesta di autorizzazione al sequestro della corrispondenza tra Matteo Renzi e altri soggetti. Si tratta di una richiesta dei pm Luca Turco e Antonino Nastasi, che tornano a chiederla anche se la Giunta aveva negato l’autorizzazione circa un anno fa.

La questione gira intorno ad alcune conversazioni avvenute tramite cellulare tra Renzi e altre persone collegate alla fondazione che finanziava la Leopolda. La procura di Firenze, dopo aver incassato un primo no da palazzo Madama torna alla carica sostenendo che hanno natura di corrispondenza anche i messaggi di posta elettronica e whatsapp già ricevuti e letti dal destinatario, conservati nella memoria dei dispostivi elettronici del destinatario stesso o del mittente fino a quando, per il decorso del tempo, abbiano perso ogni carattere di attualità, in rapporto alla loro riservatezza, trasformandosi in documenti storici. Secondo le recenti indicazioni della Corte Costituzionale, il carattere di attualità deve presumersi fino a prova contraria quando si discute di messaggi scambiati a distanza di tempo non particolarmente significativa rispetto al momento in cui dovrebbero essere acquisiti. Nel caso specifico deve riconoscersi tale carattere di attualità e quindi queste comunicazioni (chat ed e-mail) di cui la Procura firoentina chiede il sequestro, sono da ritenersi corrispondenza. Per la Procura, come si legge nel documento di richiesta del tribunale di Firenze, i messaggi e le mail sono rilevanti ai fini della richiesta di rinvio a giudizio perché Matteo Renzi, pur non essendo direttamente coinvolto nella costituzione e amministrazione della Fondazione Open, risulta beneficiario delle attività della stessa. Quindi i pm hanno chiesto al tribunale, il sequestro probatorio delle e-mail e chat whatsapp. Richiesta che il gip ha girato alle rispettive giunte delle immunità delle due Camere.

ste.bro.