Fra incognite geopolitiche mondiali, crisi del sistema moda per come lo abbiamo conosciuto finora e criticità locali, martedì alla Fortezza da Basso apre la 107a edizione di Pitti Uomo, fiera che resta palcoscenico di riferimento internazionale per le tendenze maschili.
Ma di fronte a un panorama così instabile, riflessioni e provvedimenti vanno comunque messi in atto. E Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze per la moda italiana (che controlla le quote di Pitti Immagine), è consapevole degli scenari su cui gli imprenditori si trovano ad operare, sempre più complessi e fluttuanti.
Presidente Mansi, quanto è preoccupante l’attuale crisi del settore moda? Quanto di congiunturale e quanto di strutturale?
"Credo che ci siano componenti di entrambi le dimensioni. Ci sono cambiamenti che non dipendono dalla nostra capacità e volontà, così come ci sono luci oltre che ombre, con esperienze che variano da azienda ad azienda e comunque da comparto a comparto".
Prendiamo l’export, è ancora locomotiva per tante imprese?
"In generale ha fatto molto bene, anche se la produzione complessiva è andata male. Ma dipende. Sulla pelletteria si accende un faro che se vogliamo è ancora più grande con riduzioni più significative. In sintesi, credo che sia una situazione giustamente attenzionata, con molti rischi. Come Pitti Immagine abbiamo comparti molto articolati e quindi con più fragilità. Da qui la necessità di avere grande attenzione".
Cosa serve in questo momento così delicato?
"Molte cose, come ad esempio il riposizionamento sui mercati, cercando nicchie che possano apprezzare i nostri prodotti e metterli nella condizione di essere venduti e distribuiti nella maniera più opportuna".
In questo contesto, cosa offre una fiera come Pitti Uomo?
"Chi espone e visita i nostri stand si trova comunque immerso in un’esperienza che non è soltanto quella dell’incontro della domanda e dell’offerta, concetto che la fiera ha superato moltissimi anni fa. Pitti diventa un luogo in cui la moda si esprime anche nel non detto e del non “cucito“".
Problemi geopolitici ma anche locali. Come vanno i cantieri alla Fortezza?
"I lavori alla Fortezza sono un tema estremamente delicato che sarà presente anche nei prossimi anni. Credo che sia una consapevolezza condivisa, anche perché le criticità sono per i saloni di Pitti, ma anche per tutte le altre attività della Fortezza".
Quali le maggiori difficoltà?
"Essenzialmente una riorganizzazione degli spazi. La questione vera è garantire i flussi delle persone e cose in maniera corretta e piacevole, in modo che non vi siano disagi all’esperienza dentro la Fortezza".
Dentro la Fortezza ma anche fuori? Aeroporto, taxi, parcheggi, servizi in generale...
"La cosa che mi preoccupa di più, nonostante il dibattito aperto, è non essere riusciti nel tempo a creare una sorta di “pacchetto di accoglienza“".
Cioè, che cosa manca?
"Quello che dovremmo garantire a chi visita le nostre fiere è un’esperienza complessiva che abbia costi sostenibili. Questo vale per chi ci visita ma anche per chi espone. Il tema del ritorno economico della fiera sul territorio purtroppo è superato dalla dinamica delle tariffe di costi e servizi che in certi periodi hanno assunto livelli davvero molto importanti. Non sono rare le storie di espositori e visitatori che alloggiano fuori città o che fanno avanti e indietro con Bologna".
E’ contenta di aver accettato il terzo mandato alla guida Centro di Firenze per la moda italiana?
"Ne sono onorata. Sento tutta la responsabilità di questo incarico, ma allo stesso tempo sono contenta di poter concludere un percorso iniziato anni e portato avanti con il sostegno dei nostri soci".