BIANCASTELLA
Cronaca

Oriana Fallaci e l’amore infinito per la sua città

Biancastella

Antonino

ono nata a Firenze da genitori fiorentini. Fiorentino parlo, fiorentino penso, fiorentino sento. Fiorentina è la mia cultura e la mia educazione. All’estero, quando mi chiedono a quale paese appartengo rispondo: Firenze. Non: Italia, perché non è la stessa cosa". Questo scriveva della sua fiorentinità Oriana Fallaci, giornalista e scrittrice ed è questo rapporto speciale e unico con la sua città che qui vogliamo ricordare. Nata a Firenze nel 1929, la città ha fatto da sfondo alle vicende più importanti della sua vita, legate alla sua giovinezza, e a Firenze ha voluto tornare per l’ultimo saluto. Molte volte era partita da Firenze: per Roma, quando il giornale fiorentino Il Mattino, suo primo lavoro, la licenziò per ragioni politiche e poi per Milano, il Medio Oriente, l’America, per mezzo mondo, ma in realtà non era mai andata via dalla sua città, perché "non si parte mai da sé stessi, da dove si è nati e dove un giorno si vuole tornare". Firenze era per Oriana il grande amore, l’Oltrarno il luogo che l’aveva vista ragazzina, di famiglia povera, padre perseguitato perché antifascista: "la mia infanzia, scrisse, non è stata allegra ma mi servì come ottima educazione alla disciplina e alla consapevolezza che la vita non è una facile avventura". Vivere da antifascisti, da socialisti, non era facile negli anni ’30 e poi venne la guerra e Oriana fece la staffetta; aveva 15 anni, ma "secca come una canna" ne dimostrava meno e passava inosservata: portava i giornali clandestini e messaggi ai compagni nascosti, le munizioni ai partigiani. "Tutto ciò che sono, tutto ciò che ho capito politicamente, lo sono e l’ho capito durante la Resistenza", scrisse, e allora capisci il voler tornare nella Torre dei Mannelli, perché su quelle scale si era arrampicata da staffetta partigiana con il padre comandante di Giustizia e Libertà, perché le ricordava gli anni migliori, la rinascita e la libertà, insomma le radici della donna che sarebbe diventata. E allora capisci perché volle morire nella sua Firenze, in un mattino di pioggia del 15 settembre 2006. Al funerale c’erano meno di dieci persone.