Firenze, 30 giugno 2017 - Solo un euro per la spilletta da appuntarsi sullo zaino o sulla camicia fino ai sette euro e mezzo (più spese di spedizione) per il tappetino per il mouse del computer, passando dal magnete da frigorifero fino all’oggetto più richiesto: il portachiavi, costo 4 euro. Sono i gadget – se così si possono chiamare – con l’immagine di Pietro Pacciani messi in vendita su e-bay, il grande portale di commercio online. Il venditore (che sul sito viene definito “professionale”) è di Roma e a contorno della presentazione degli oggetti spiega che si tratta di articoli fatti a mano.
Qualche brivido e un po’ di fastidio non possono che scuotere chi vi si imbatte: questi oggetti fanno parte di una serie che contempla anche altri personaggi, per esempio Mario Vanni, ma anche Andrej Čikatilo, il «mostro di Rostov», accusato di aver ucciso una cinquantina (abbondante) di persone, compresi molti bambini. Oggettini che si trovano accompagnati, nella descrizione, dalla dicitura "serial killer e Mostro di Firenze".
Quasi un’esaltazione dell’omicida seriale, che peraltro ignora l’esito processuale: quel che importa è l’impatto psicologico sul pubblico (e sugli acquirenti). In vendita ci finisce il portachiavi del Mostro, che lo fosse o meno. E che dire di chi desidera attaccare le chiavi della bicicletta a un pendente con sopra la foto di Pietro Pacciani o Mario Vanni? Qualcuno evidentemente c’è se è vero, come recita la fascetta digitale apposta sulla fotografia del portachiavi, che quello è «l’ultimo rimasto» e che ne sono già stati venduti novantanove.
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"Niente di nuovo sotto il sole – dice la criminologa Roberta Bruzzone – basti ricordare i reperti, addirittura in quel caso reali, che sparirono dalla casa di meredith per essere venduti, e tanti altri casi di marketing dell’orrore. Ricordiamo anche il turismo macabro a Cogne o ad Avetrana".
Ma cosa spinge a volere un oggetto legato a vicende così terribili? "Forse – dice ancora la Bruzzone – le persone vogliono ricordare l’emozione provocata da quei fatti di cronaca nera, che ha sempre esercitato una forte attrazione sul pubblico, a volte malsana. In certi casi si arriva quasi a un feticismo dell’orrore e non ci vedo una spinta molto diversa da quella che spinge i serial killer a raccogliere feticci, solo che in questo caso non si arriva a una tale gravità".
E riguardo a chi vende? "In questo senso – conclude la criminologa – si tratta solo di persone che intercettano un mercato, si tratta di imprenditoria spregiudicata, ma non c’è necessariamente una condivisione ideale".
AD ACCORGERSI del singolare commercio legato ai nomi di Pietro Pacciani e Mario Vanni è stato il blog satirico Darwinite, che ha anche una seguitissima pagina Facebook con oltre 42mila iscritti e che è curato da un internauta di Prato: una sorta di cacciatore del peggio del web. Non per nulla il suo slogan è «la patologia dell’involuzione».