
Residenti e associazioni denunciano l'inquinamento del Rovigo e chiedono interventi urgenti per la bonifica.
PALAZZUOLO SUL SENIOSi sono riuniti su un ponte sopra il torrente Rovigo, a Casetta di Tiara, piccola località tra Palazzuolo e Firenzuola. Per lanciare un appello e un grido di preoccupazione. E per annunciare di aver presentato due esposti alle Procure di Firenze e di Bologna, per chiedere se vi siano fatti penalmente rilevanti in quanto accaduto nella valle del Rovigo, usata come discarica, 54 anni fa, dal Comune di Firenze. Nell’acqua che scorre sotto il ponte ieri sembrava quasi pulito. Ma basta spostarsi di qualche decina di metri per rimanere attoniti. Quello che era uno dei torrenti più preservati, di grande bellezza, ora ha le sponde coperte da plastiche e altri rifiuti. Plastiche ovunque, sui rami, e impigliati sul fondo del fiume. Un disastro. Per questo residenti in questi luoghi, associazioni – per lo più firenzuoline -, titolari di attività economiche hanno firmato l’esposto, preparato dall’avvocato Antonio Mancino di Imola. Parlano di inquinamento e disastro ambientale, di omissione di atti d’ufficio.
Ma non chiedono solo di accertare le responsabilità. Pretendono che il danno sia sanato, e che incominci al più presto la bonifica. "Dicono che nel 1971 siano state riversate in discarica 60 mila tonnellate di rifiuti, e di questi meno del 20% sarebbe finito nel fiume con la frana dei giorni scorsi – ha detto uno dei promotori, Eva Pasquarella -. Sono passati 15 giorni e quello che è stato fatto non è certo sufficiente, è praticamente niente". Si nota con preoccupazione di non vedere ancora nessuno a pulire. "Quando ripartirà la fase vegetativa – nota uno dei partecipanti -, sarà ancora più difficile raccogliere i rifiuti. E se venissero nuove piogge, ci ritroviamo tutto in Adriatico". Si è parlato anche dei volontari "stoppati" dalle ordinanze dei Comuni, sollecitate da Prefetto e Regione. Lo ha fatto Filippo Lucherini, uno dei promotori del gruppo whatsapp dei volontari pronti a pulire il Rovigo, gruppo che in pochissimi giorni ha superato le mille adesioni.
Qui l’approccio è stato realistico. "La soluzione migliore – dicono Lucherini e Pasquarella – è quella di un coordinamento, tra aziende specializzate, amministrazioni e volontariato". Consapevoli che certi luoghi sono impervi e hanno bisogno di accorgimenti e professionalità particolari. Lucherini si è lamentato anche dei lavori insufficienti sotto la frana: "È una zona ancora franosa, non ci sono garanzie che non ci siano ulteriori cedimenti, c’è una bomba ecologica pronta a esplodere, e c’è vicino una seconda discarica". C’era anche il presidente del CAI di Imola Ivano Cobalto: "Il Rovigo per noi è un luogo del cuore, un luogo meraviglioso. Vogliamo che torni il luogo che era, rapidamente, e con decisioni chiare. E senza tralasciare alcuna zona". Occorre far presto anche perché sta arrivando la buona stagione. Che porta in queste zone montane tantissimi escursionisti, turisti, amanti della natura. E sono migliaia le persone, soprattutto dalla Romagna, che d’estate vengono sulle rive del Santerno. Rive che se fossero costellate da una fila ininterrotta di plastiche e altri rifiuti perderebbero totalmente il loro fascino. Con contraccolpi – lo ha fatto notare Sabrina Brilli – anche sull’economia, ovvero su tutte quelle attività turistiche e di ristorazione che d’estate fioriscono intorno al fiume.
Paolo Guidotti