REDAZIONE FIRENZE

Pane e dignità a Firenze. Centinaia in fila davanti alla chiesa per mangiare

Lunghe code davanti alla parrocchia dei Sette Santi. E con il pacco degli aiuti c’è anche la benedizione

La coda in viale dei Mille (New Press Photo)

Centotrenta e passa pacchi alimentari, centotrenta ’Che Dio ti benedica’.

Padre Alessandro Greco, da cinque anni alla Chiesa dei Sette Santi Fondatori di viale dei Mille sta dietro un banchino nel cortile dell’oratorio e riempie capienti buste di plastica: riso, pasta, latte, scatolame, olio, zucchero, "vuoi anche i datteri?". Li porge ai tanti, sempre troppi, che ogni giorno stentano a fare la spesa. Come saluto, una benedizione.

Scorte accumulate grazie alle offerte dei parrocchiani, dei fedeli, anche da gente del quartiere che magari non crede e non frequenta e comunque ama il prossimo suo come se stesso.

"Facciamo la carità, però senza enfasi" ci ammonisce padre Francesco. Il bene si fa, ma non si dice. Non si mostra. Teme forse che la nostra presenza violi la dignità degli ultimi. Che sia pubblicità sgradita.

La lunga teoria dei questuanti – ordinati, mascherine e distanziamento – si snoda lungo il marciapiede di via dei Sette Santi, la strada che fa angolo con la chiesa. Consegne dalle 15-15.30 alle 17; poi bisognerà ripassare. Ci vuole un po’ ad arrivare al cancello ed entrare nel cortile dove avviene finalmente la distribuzione. I volontari, una decina, ricordano a tutti di stare a distanza e di alzare le mascherine, un paio di loro seduti dietro un banchino prendono nota di chi arriva a questa mensa del Signore e riceve il pacco alimentare di solidarietà. "Quanti siete a casa?" ‘Sono sola’, ’Siamo in due’. Le note andranno poi alla Caritas.

C’è chi è della zona, chi dice di stare in zona – "ma ora dite tutti di abitare in viale dei Mille?" – chi viceversa sta da tutt’altra parte, anche a Scandicci, ma ha udito bene il richiamo, il tam tam dell’indigenza. Donne, soprattutto. Ci sono anche la signora Antonia, la signora Sonia, la signora Sabrina, italiane; per lo più in coda ci sono donne, e per lo più straniere, sudamericane soprattutto.

"Dove abiti? Donde estas" chiede Padre Alessandro, vicino a sé una volontaria, la signora Loredana. Per tutti ha due parole, un cenno di solidarietà e di conforto, purtroppo è materialmente impossibile dare a tutti il sacco con la spesa. La domanda supera sempre l’offerta.

E’ la quarta giornata di consegne, l’appuntamento è ogni due settimane, "andrà avanti vedrete fino alla fine di questa emergenza coronavirus" dice un volontario.

Dispiace, c’è chi è dovuto tornare indietro a mani vuote, "ma andate presso le altre chiese, del quartiere e della città, avrete tutti la roba da mangiare" esorta e rassicura Padre Alessandro.

Così va la vita, per qualcuno l’emergenza è più emergenza che per altri. Così la solidarietà, anche se qui davvero si prodigano per dare conforto a tutti.

Arriva all’altarino da campo anche Adil, 28 anni, marocchino, fisico asciutto da mezzofondista. "Sono in Italia da cinque anni, insegno lingua al Centro Interculturale Regionale ’Gli Anelli Mancanti’, lì si aiutano gli immigrati a imparare l’italiano, ma ci sono anche persone che vogliono imparare l’arabo. Costa poco, 5 euro al mese. Lavoro? No, niente lavoro. Ho visto la coda, ho capito che davano il cibo, ho chiesto".

Appuntamento tra due settimane esatte.

giovanni spano