Panno Casentino lacerato dalla crisi. Appello a Prada-Bertelli per salvarlo

Gli ordini per il tessuto color becco d’oca arrivano con il contagocce e non bastano a far quadrare i bilanci

Panno Casentino lacerato dalla crisi. Appello a Prada-Bertelli per salvarlo

Patrizio Bertelli, patron di Prada. A lui viene lanciato un appello per salvare il prestigiosissimo Panno Casentino

di Lucia Bigozzi

AREZZO

Un appello a Patrizio Bertelli, patron di Prada, per salvare il Panno Casentino. Arriva dalla fabbrica di Soci dove il filo di lana diventa il tessuto col ricciolo richiesto in tutto il mondo. È il tessuto del vip e a lanciarlo nel jet set d’Oltreoceano fu la splendida Audrey Hepburn che indossò l’iconico cappotto color becco d’oca nel film cult "Colazione da Tiffany". Altri tempi. Ora gli ordini arrivano con il contagocce e non bastano a far quadrare i bilanci dell’impresa che dà lavoro a tredici artigiani e muove un indotto che coinvolge cento addetti, impegnati a vario titolo in una decina di aziende della vallata che confezionano capi e accessori in Panno Casentino. "Se continua così rischiamo di chiudere", dicono Andrea Fastoni e Roberto Malossi, titolari della manifattura che hanno resistito alla tempesta dell’amministrazione controllata, investito nei macchinari e rilanciato l’attività. Ma dopo aver tirato fuori la fabbrica dalle sabbie mobili con una mobilitazione che ha visto in prima fila la Regione con il governatore Eugenio Giani, ora manca il lavoro. Sembra un paradosso: solo due anni fa lo stabilimento navigava col vento in poppa: ordini da tutto il mondo, lavoro per tutti. Non solo: dalla fabbrica casentinese uscirono seimila metri di Panno Casentino richiesti da Buckingham Palace per confezionare il cappotto all’allora principe Carlo.

Da mesi, invece, gli affari non girano, "c’è una brusca frenata dei mercati, più forte dopo il conflitto tra israeliani e palestinesi; il comparto moda è in sofferenza e i clienti preferiscono investire altrove". E pure un settore di nicchia che tutela un prodotto unico al mondo, rischia di essere spazzato via dalla crisi. Non un danno solo per la fabbrica e per chi ci lavoro, ma per la tradizione della vallata aretina.

"Il Gruppo Prada va in controtendenza mentre l’intero distretto viaggia col segno meno. Anche per questo, rappresenterebbe la nostra salvezza, la nostra seconda vita", esclamano i maestri lanieri che sperano "in un’acquisizione del brand. Se Bertelli fosse interessato, metterebbe al sicuro un prodotto che non esiste altrove e che nessuno è in grado di filare e tessere. Salverebbe anche la storia del Panno Casentino". Intanto Fastoni e Malossi hanno chiuso le porte della fabbrica per le ferie, ma restano alla scrivania per fare i conti e capire le previsioni per i prossimi mesi.

"La cosa assurda è che nessuno tra gli analisti, è in grado di avanzare previsioni. Si naviga a vista e nessuno può dire cosa accadrà domani. In un quadro generale di incertezza, le aziende non possono resistere troppo a lungo". Per loro l’asticella scatta a fine anno "se nel frattempo qualche investitore, noi confidiamo in Bertelli, non si farà avanti. E se non verranno prese contromisure efficaci a livello nazionale e regionale", aggiungono. Sul libro aziendale ci sono i numeri del trend: "Nel 2022 abbiamo fatturato oltre un milione e mezzo per la produzione complessiva; nel 2023 il fatturato è sceso a un milione e rischiamo di chiudere il bilancio 2024 a 700mila euro".

Dalla finestra arriva il suono dell’acqua del torrente Archiano che scende dall’eremo di Camaldoli e viene incanalata nei depositi della fabbrica. Acqua purissima: è uno dei segreti del pregiato Panno Casentino, unico e apprezzato in tutto il mondo.