Firenze, 1 giugno 2022 - Niente canotte o top. Bocciati anche pantaloncini e gonne corte. Al comprensivo Oltrarno la dirigente Antonella Ingenuo ha diramato una circolare rivolta agli alunni e al personale, sia della primaria che della secondaria di primo grado. "Si ricorda - si legge nella circolare, - che in base al regolamento d’istituto l’abbigliamento deve essere consono all’ambiente scolastico e adeguato alle attività proposte. Pertanto, anche in seguito alle segnalazioni del personale docente, si evidenzia a titolo esemplificativo che non risulta consono all’ambiente scolastico l’utilizzo di canotte, top, pantaloncini corti, gonne corte e simili. Si comprende l’esigenza di un abbigliamento pratico e fresco, ma si consiglia di preferire capi in tessuti naturali come cotone e lino". L’invito viene esteso anche al personale docente e non docente.
L’iniziativa non è certo una novità nel panorama scolastico. Con l’arrivo del caldo, e non solo, ritorna il dibattito sul ‘dress code’ scolastico. Da una parte ci sono soprattutto le ragazzine che, sempre più precocemente, seguono i dettami della moda diffusi dalle influencer. Dall’altro, alcuni dirigenti più rigidi che non accettano "abbigliamenti balneari". Tra le mamme dell’Oltrarno la rabbia si mescola al dispiacere. "Dopo le sofferenze patite dai ragazzi a causa della pandemia, ci mancava solo questa - sospirano -. Sappiamo di studentesse riprese da alcuni prof perchè, a loro dire, non erano vestite in modo appropriato. Spiace però constatare una forte differenza da classe a classe. E pare che il divieto funzioni solo su certe fisicità. E poi, che si fa? Si vietano i pantaloncini anche alla primaria?".
La Nazione ha provato a contattare la scuola, ma è stato impossibile parlare con la dirigente scolastica. Anche tra i prof le bocche sono cucite. Vero è che basta fare un giro davanti alle scuole per toccare con mano quanto l’abbigliamento sia cambiato. Top, minigonne, ciglia finte: si va a scuola come a una festa. "Soprattutto le ragazze si abbigliano come le influencer - osserva Osvaldo Di Cuffa, dirigente dell’Isis Sassetti-Peruzzi -. Abbiamo parlato della questione in consiglio e alla fine si è deciso di confrontarci coi ragazzi all’inizio del prossimo anno scolastico. Come facciamo noi a stabilire cosa è decoroso? Ognuno di noi può avere un concetto diverso. Vedo che molte ragazze usano le ciglia finte. Sono proposte come modello dalle influencer e loro lo fanno proprio. Preferirei che i giovani esprimessero se stessi, invece di copiare certi personaggi".
A scuola si va con l’ombelico scoperto anche d’inverno ("E lì ci siamo permessi di parlare con le studentesse solo per una questione di salute…", ammette Di Cuffa) e, adesso, con jeans strappati e canottierine. Ma non mancano neppure docenti, osservano i presidi, che "arrivano con jeans strappati". Mica facile dunque ritrovare il bandolo della matassa.
"Credo che un abbigliamento consono a scuola sia opportuno - osserva Gianni Camici, presidente Anp fiorentino e dirigente del Cellini-Tornabuoni -. Certo, non si può parlare di centimetri di gonna, altrimenti si scade nel ridicolo. Capita che qualche insegnante inviti ad un abbigliamento più opportuno. In qualunque luogo esiste un codice implicito o esplicito. La decenza ci vuole, ma neanche dobbiamo essere bacchettoni. Nei laboratori, poi, c’è anche una quesitone di sicurezza. I jeans strappati sarebbero pericolosi. É comunque un argomento scivoloso. È difficile entrare nel dettaglio. Basterebbe il buon senso. Purtroppo, non sempre è così".
Elettra Gullè