Firenze, 16 aprile 2022 - La tradizione che si rinnova poggia su radici solide, fatte di capacità tecniche, esperienza e passione. Sono le qualità che ogni Sabato Santo, funzionari e operai dell'Opera di Santa Maria del Fiore mettono a disposizione della città perchè il volo della Colombina, che domani innescherà l'esplosione di luci e colori del Carro del Fuoco, possa andare a buon fine sia nella fase di accensione, sia, soprattutto, nel ritorno verso l'altare maggiore, proprio in cima al palo alto una decina di metri innalzato stamani con una procedura che è quasi un cerimoniale.
Un momento dei preparativi
Fasi delicate che sono determinanti per la riuscita dello Scoppio e del volo, che come si sa ha un significato scaramantico per futuri abbondanti raccolti e in senso figurato buona fortuna. L'aspetto spirituale del rito, inserito nella messa solenne della mattina di Pasqua, è denso di significati, ma i fiorentini guardano con grande attenzione anche al volo della Colombina. Un motivo in più per non permettersi distrazioni nelle fasi di preparazione.
Un cerimoniale, si diceva. Da 105 metri all'interno della lanterna del Duomo, in cima al Cupolone, un antico argano a mano viene azionato per sollevare la struttura in legno, sostenuta ai lati da due 'venti', lunghi canapi fissati ai pilastri di destra e di sinistra guardando l'ottagono, dove è posto l'altare e la cattedra dalla quale il cardinale arcivescovo Giuseppe Betori presiede le liturgie. Una volta tirata su la colonna, che durante l'anno è ospite dei magazzini dell'Opera in piazza del Capitolo, inizia la fase più delicata di tutte: trovare il giusto "bilico" del palo, un assetto preciso, grazie ai punti di riferimento consolidati da anni ed anni di esperienza, decisivi per un volo perfetto nella settantina di metri della navata per andare a incendiare il Carro e nel percorrere al ritorno la stessa distanza.
Fa riflettere che in tempi di altissima tecnologia, una tradizione come lo Scoppio del Carro continui a utilizzare tecniche che risalgono alla Fabbrica del Duomo e a Filippo Brunelleschi. Anche l'appena restaurato carretto a mano, utizzato per il trasporto del palo dal magazzino alla Cattedrale, è in servizio dal '700. Tanto per essere chiari, potrebbe benissimo fare bella figura in un museo. Non a Firenze però, dove "la conservazione di un bene passa anche dal suo impiego per mantenere viva una tradizione", come osserva Samuele Caciagli, responsabile dell'area tecnica dell'Opera. Nel rispetto, peraltro, della sicurezza per i lavoratori impegnati nell'allestimento, squadra affiatata e compatta, e per il popolo dei fedeli, domani mattina. Parola di Massimo Bonechi, responsabile del servizio di prevenzione e protezione. Ad allestimento ultimato, infine, il gruppo si concede un vinsanto di buon augurio offerto da monsignor Giancarlo Corti, proposto della Cattedrale.