REDAZIONE FIRENZE

Patrizia Debicke torna in libreria: "Vi svelo Maria Clotilde di Savoia"

Domani a Palazzo Capponi la presentazione del nuovo romanzo ’Figlia di re. Un matrimonio per l’Italia’

La scrittrice Patrizia Debicke van der Noot

La scrittrice Patrizia Debicke van der Noot

È una donna a cavallo, che sfreccia sicura di sé ed elegante, a dare il via al nuovo romanzo storico della scrittrice e critica letteraria fiorentina Patrizia Debicke van der Noot intitolato ’Figlia di re. Un matrimonio per l’Italia’, che sarà presentato domani alle 18 a Palazzo Capponi. Maria Clotilde di Savoia, figlia primogenita del re Vittorio Emanuele II, irrompe all’inizio del primo capitolo sul suo baio Mistral mentre si dirige salutare il padre e Camillo Benso conte di Cavour. Una figura a cui la Debicke vuole ridare lustro tracciando con la sua penna magica contorni, sentimenti ed emozioni di una donna che, ancora giovanissima, convolò a nozze con Napoleon Joseph, cugino dell’imperatore Napoleone III. "Volevo offrire al lettore il rovescio della medaglia – afferma Debicke – e rendere giustizia a Maria Clotilde descritta come una poveretta costretta a sposarsi e poi a trasferirsi in Francia".

Quindi, chi era Maria Clotilde?

"La prima principessa di sangue reale a cavalcare superbamente e ad attraversare l’oceano in barca per andare negli Stati Uniti, senza avere alcun timore. Ad accompagnarla in questa famosa crociera americana anche Maurice Sand, figlio di George Sand. Testarda, aveva il suo carattere e le sue idee".

Di certo non la principessa venduta alla Francia come è stata descritta?

"Assolutamente no, fu un matrimonio combinato da Napoleone III e Cavour, anche se la scelta di sposarsi poi fu sua. Aveva solo 16 anni ma Napoleon non era così vecchio, ne aveva 37 anni".

Il matrimonio è un po’ il fil rouge di tutto il romanzo?

"Sì e mi ha permesso di entrare nella vita della principessa che, non solo non accettò controvoglia le nozze, ma si innamorò anche del marito ed ebbe una calda accoglienza in Francia. Parlava fluentemente quattro lingue e i diplomatici francesi ne rimasero incantati".

Alla fine fu apprezzata molto come successe anche a Caterina Medici?

"Molto di più e questo possiamo leggerlo anche in alcune lettere scritte da una signora piemontese dell’epoca che, se inizialmente si rammarica molto per la sorte della principessa, poi si dovrà ricredere".

Dopo la trilogia sui Medici, c’è in programma di scrivere un romanzo con la sua Firenze nello sfondo?

"Mi piacerebbe molto ma devo trovare una storia che possa davvero suscitare interesse".

Ludovica Criscitiello