Firenze, 17 febbraio 2018 - Momenti di grande apprensione per un 17enne guineano finito nel ‘Mare monstrum’, lo specchio (melmoso) di acqua artificiale di viale Belfiore, che dall’estate scorsa ha invaso il cratere (oltre due ettari) dove sorgeva l’ex Fiat, tra viale Belfiore appunto e via Benedetto Marcello.
Il minorenne alla caccia del pallone volato alto oltre lo spazio antistante il cantiere dove lui e i suoi amici stavano giocando, ha scavalcato un parapetto pare, e si è calato in acqua per cercare di riprendersi la sfera. Sembrava a portata di mano: una cosa da poco, quasi uno scherzo da ragazzi. Invece il diciassettenne si è trovato in difficoltà per il fondo scivoloso e per la temperatura rigida dell’acqua: qualche minuto in più di permanenza in qualche metro di acqua del ‘laghetto’ e avrebbe corso il rischio di andare sotto o, soprattutto, di finire in ipotermia.
Il ragazzino è stato soccorso da alcuni operai che si trovavano nella zona e che hanno visto la scena e sentito i richiami di aiuto. Sul posto sono poi intervenuti i poliziotti delle volanti. Agli agenti il diciassettenne, infreddolito, ha confermato d’essersi buttato per recuperare un pallone, di essersi trovato in difficoltà per la morsa improvvisa dell’acqua gelida, e di essere stato aiutato a uscire da alcuni operai che erano al lavoro e che hanno notata la scena.
Il 17enne originario della Guinea – secondo quanto accertato le forze dell’ordine – è ospite in un centro di accoglienza riservato a migranti stranieri e non accompagnati. La segnalazione dell’episodio è stata trasmessa al 113: non sono state avanzate ipotesi di ipotesi di reato. Sul fronte sicurezza sarebbe tutto in regola, controllato il sito – assicura la proprietà – da suoi esperti, che l’hanno trovato sicuro. L’episodio è comunque allarmante e non è escluso che possa essere riconsiderato e rivalutato con calma, alla luce del fatto che a finire nello specchio d’acqua marmata e melmosa – sia pure per sua volontà – ci è finito appunto un minorenne.
In viale Belfiore dovrebbero sorgere entro il 2020 un mega hotel per studenti (670 camere), più appartamenti, negozi e parcheggi. Ma di mezzo c’è il ‘mare monstrum’, appunto: e, dietro, la falda acquifera che scorre nella pancia dell’area, a cinque metri dal piano di campagna. Il lago è emerso dopo gli scavi a una profondità di dieci metri circa. E’ acqua della falda che sgorga in superficie e allaga il cratere.
Fino a maggio scorso la fuoriuscita d’acqua era stata in qualche modo contenuta e riassorbita, drenata, dal sistema di pompaggio che riversava l’acqua nelle fogne.
La direzione Urbanistica di Palazzo Vecchio a dicembre fece scattare una sanzione alla proprietà per il presunto, mancato rispetto del regolamento edilizio circa la tenuta del cantiere. Ma la situazione non è cambiata, e del resto svuotare il lago non è propriamente un balletto, un’impresa da poco. Da luglio è arrivato l’acquisto del gruppo olandese Tsh (The Student Hotel), partecipata da una società di gestione del risparmio anglosassone (Pwp) e da un fondo pensione tedesco (Apg), per 28,2 milioni di euro. Il piano della società fondata da Charlie MacGregor è proprio quello di tirare su nella voragine uno Student Hotel, in pratica gemello di quello dell’ex palazzo Ferrovie di viale Lavagnini. Data d’ultimazione lavori prevista, entro il 2020.
Ma c’è da fare i conti per l’appunto con il «lago». L’impegno è quello di azionare una pompa nei tempi più rapidi possibili. Il problema è stato o ancora è di natura burocratica, relativo al permesso di drenare l’acqua. Da abbinare al permesso agli olandesi di cominciare a costruire.