"Payback, il governo paghi". La Toscana chiama Roma

Appello formale dalla Regione. La soddisfazione di Confcommercio

"Payback, il governo paghi". La Toscana chiama Roma

Massimo Rambaldi (Asfo Toscana)

Una mozione per evidenziare "la necessità di assicurare celermente alle Regioni le risorse derivanti dal payback mediante soluzioni che evitino ripercussioni negative sulle imprese, con particolare riferimento a quelle di medio-piccola dimensione". Il documento, approvato ieri in Consiglio regionale ( 23 voti a favore di Pd, Iv e M5s e 4 contrari Fdi e Lega), è stato presentato dal gruppo Pd e ha visto come primi firmatari il presidente della Commissione Sanità Enrico Sostegni e il capogruppo Vincenzo Ceccarelli.

Impegna la giunta ad "attivarsi nei confronti del Governo affinché, in seguito alle sentenze della Corte costituzionale che hanno accertato la legittimità del payback, adotti specifiche misure che, da un lato, tendano a risolvere le criticità riscontrate dalla medesima Corte e, dall’altro, assicurino celermente alle Regioni, anche valutando un incremento del Fondo sanitario nazionale, le risorse necessarie a garantire i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie".

Soddisfatte le associazioni di categoria, a partire da Confcommercio. "Accogliamo positivamente l’approvazione della mozione riguardante il payback per i dispositivi medici – ha detto Massimo Rambaldi, presidente Asfo Toscana, aderente a Fifo Confcommercio -. Tale mozione rappresenta un passo importante, poiché impegna la giunta a sollecitare il Governo nell’adozione di misure che assicurino risorse certe alle Regioni, proteggendo al contempo la stabilità delle imprese fornitrici di dispositivi medici". "Contiamo ora – ha aggiunto il direttore di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni - che la giunta faccia propria la sensibilità del Consiglio e si impegni a perorare la causa presso il Governo".

Il payback è stato stabilito da una norma nazionale del 2015 e scatta se le Regioni superano il tetto di spesa sui dispositivi sanitari (come già per i farmaci). Il meccanismo costringe chi ha venduto presidi al sistema sanitario a restituire, in questi casi, parte dei soldi. Per la Toscana, gli importi dovuti per il 2015-2018 sono stati quantificati in quasi 400 milioni di euro.