Antonio Mannori
Cronaca

‘Pedale Rosso’ per i diritti delle donne: a Firenze in bici per la parità di genere

L’evento è partito dalle Cascine e si è concluso in Piazza Duomo. Presenti il presidente Giani, la fondatrice della Toscana delle Donne Cristina Manetti e l’olimpionico Paolo Bettini

WEB La Pedalata a Firenze per i diritti delle donne

Il presidente Eugenio Giani, la capo di Gabinetto Cristina Manetti, l'ex olimpionico Paolo Bettini e l'attrice Marianella Bargilli danno il via a Pedale Rosso a Firenze

Firenze, 17 novembre 2024 – Il freddo e la pioggia non fermano la pedalata per i diritti delle donne che si è svolta questa mattina in centro a Firenze, denominata simbolicamente “Pedale Rosso”. Con ritrovo e partenza dal Parco delle Cascine e conclusione in Piazza del Duomo, con l’obiettivo di Pedalare per i diritti, stamani ha preso vita, nell’ambito del festival “La Toscana delle Donne” la pedalata per i valori di uguaglianza e parità di genere nata da un'idea di Marianella Bargilli con il supporto del campione del mondo di ciclismo Paolo Bettini, ATCommunication, VeloEtruria Pomarance e Tuscany Love Bike.

Sfidando la pioggia, la manifestazione  è partita da Piazzale del Re alle ore 11, con in testa il presidente della Regione Eugenio Giani, la capo di Gabinetto della Regione, Cristina Manetti (ideatrice della Toscana delle Donne), e le cicliste afghane Yuldoz e Fariba Hashimi insieme ad Alessandra Cappellotto, ex campionessa di ciclismo, adesso in pista con l'associazione sportiva Road to Equality.

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La partenza dal parco delle Cascine

“Dobbiamo declinare il contrasto alla violenza e ai femminicidi – ha detto il presidente Giani alla partenza – cercando di creare sensibilità su tutti i piani. Lo sport e l'attività motoria aiutano a mettere al centro della nostra battaglia e del nostro impegno il ruolo della donna, che merita di essere valorizzato in ogni suo aspetto. In questo ambito la donna riesce sempre più ad affermare la propria identità ed il proprio contributo alla comunità. Quando però ci accorgiamo che in Italia, su 49 Federazioni sportive, soltanto una è presieduta da una donna, diventa logico reclamare il proprio spazio perché in grado di dare un contributo fondamentale. È anche grazie a questi passi che si abbattono stereotipi e si creano le condizioni verso l'eliminazione di soprusi e violenze".

“Il tempo non ci ha voluto molto bene – aggiunge poi Cristina Manetti – ma noi siamo resistenti, del resto questa è una battaglia. Ci sono tante persone, tante bambine e bambini che si sono resi disponibili per lanciare questo messaggio, dal parco delle Cascine fino a Piazza Duomo. Devo ringraziare Paolo Bettini e Marianella Bargilli che hanno ideato questa iniziativa alla quale partecipano due campioni mondiali di ciclismo, oltre a Paolo anche Alessandra Cappellotto, e una campionessa nella vita, Yuldoz Hashimi, che da qui invia il proprio messaggio di libertà a tutte le donne nel mondo, non soltanto in Afghanistan. Il nostro viaggio continua e prosegue, sperando che sempre più persone possano raccoglierlo e rilanciarlo”.

Pedale rosso
Pedale Rosso, pedalata per La Toscana delle Donne: presenti Marianella Bargilli e Paolo Bettini, Eugenio Giani, Cristina Manetti e Alessandra Cappellotto, oltre alla ciclista afghana Yuldoz Hashimi (Foto Gianluca Moggi/New Press Photo)

“Vengo dall'Afghanistan – è intervenuta Yuldoz Hashimi – un paese dove non c'è libertà per le donne. Da quando i talebani hanno ripreso il potere, il 15 agosto del 2021, le donne non hanno nemmeno il diritto di andare a scuola, di lavorare, di fare sport. Come ragazza afghana voglio raccontare al mondo che le mie connazionali hanno bisogno di libertà e non vogliono che il mondo si dimentichi di loro. Mi domando sempre cosa ci sia di male nel fare sport. Perché le donne devono rimanere a casa e basta? Nel 2021 abbiamo fatto una gara con Road to Equality, nel mio paese. Dopo poco è finito tutto. Sognavo di continuare a fare sport con altre ragazze nel mondo, ma quello che è successo ha distrutto il nostro sogno. Per il futuro sogno di andare alle Olimpiadi a Los Angeles e di partecipare al mondiale. Sono stata a Parigi e voglio ancora portare nel mondo un messaggio di libertà. La cosa che tutti voi potete fare è mostrare il nostro messaggio agli altri. Non dobbiamo stare zitti per quello che i talebani stanno facendo in Afghanistan”.

Non potevano mancare gli interventi dei due ideatori dell’iniziativa “Pedale Rosso”. Bargilli ha spiegato che questa “è nata dalla passione che ho per lo sport, in particolare il ciclismo, che ho voluto far diventare un simbolo della libertà, dell'unione, della condivisione. Sono un'attrice e oggi, pedalando con altre persone, mi sembra proprio di realizzare uno spettacolo dal vivo. In questo modo sento di portare avanti un obiettivo, quello della lotta contro la violenza di genere. Pedale rosso non si ferma: questo simbolo, così come la scarpetta rossa, continuerà a essere utilizzato per manifestare le nostre intenzioni. Ringrazio Cristina Manetti che ha creduto in questo”.

Le fa eco Paolo Bettini: “La passione che condividiamo per la bicicletta le ha fatto venire l'idea di mettere insieme molte persone, di tutte le età, unite in una grande pedalata per la parità dei diritti. Cristina Manetti ha subito sposato l'idea. Il nome ‘Pedale rosso’ nasce invece da una mia intuizione: il rosso ricorda la lotta e anche il sangue, purtroppo, delle violenze. Il pedale è il mezzo attraverso cui la bicicletta si muove, il più ecologico e globale. Partiamo quindi dal pedale, il tramite tra gli esseri umani e il viaggio. Sono felice che due ragazze afghane speciali, che hanno una storia eccezionale, e sono nel nostro paese grazie ad Alessandra Cappellotto, siano qui con noi al debutto di ‘Pedale rosso’, che continuerà il suo viaggio in tutta Italia”.

All’arrivo in Piazza Duomo ad accogliere i tantissimi partecipanti c’era “L'Attesa”, installazione luminosa in pura pop art di Marco Lodola che l'artista conosciuto in tutto il mondo ha realizzato appositamente per la Toscana delle donne.