"Questo premio è un segno di stima, e le donne hanno bisogno non tanto di ammirazione e di esaltazione, quanto di stima".
Ha ringraziato così Dacia Maraini, ricevendo il Pegaso d’oro dalle mani del presidente Giani, ricordando poi quanto sia rimasto in lei del carattere di vero toscano ereditato dal padre Fosco.
Ma parlando di donne, secondo lei, a che punto è l’emancipazione femminile?
"La storia delle donne è fatta di progressi e regressi e in questo momento viviamo una cultura regressiva. Bisogna resistere e il modo per farlo non è attraverso l’industria e la tecnologia, ma con la cultura. Per questo sono felice e ringrazio per questo premio. Nella società patriarcale, noi abbiamo bisogno di essere ritenute capaci di costruire, creare, di fare politica: tutte cose che ci hanno sempre proibito. Oggi viviamo in un mondo globalizzato. Non possiamo più evitare di vedere quello che accade alle donne in Iran o Pakistan. Non si può più dire: che ci importa a noi?"
Alla Pergola di Firenze sono in scena monologhi sulla violenza alle donne tratti da suoi racconti “Amori rubati“. Perché tanti femminicidi?
"Oggi la violenza corrisponde proprio all’emancipazione: più le donne si affermano nel lavoro e acquistano importanza nella società, più alcuni uomini la vedono come un’offesa all’idea tradizionale della famiglia. Perché ci sono alcuni uomini che identificano la propria virilità con il possesso e se questa proprietà dà segni di indipendenza entrano in crisi fino ad arrivare a uccidere".
Come se ne esce?
"Credo che sia un problema di identità. O meglio, della paura di perdere la propria identità. Sono convinta che da qui nascano molti mali della nostra epoca".
Ci fa degli esempi?
"Torniamo al fatto che oggi viviamo nel regime della globalizzazione, che ha pregi e difetti. Possiamo mangiare le pere del Venezuela e le fragole di chi sa dove, e ne siamo tutti contenti. Ma poi le persone hanno paura di perdere la propria identità, spirituale, religiosa, culturale. Questo vale, ad esempio, con l’immigrazione, ma anche per i femminicidi. È una paura viscerale che spinge fino ad atti folli. E vale per tutto il mondo, anche negli Stati Uniti".
A cosa si riferisce, a Trump?
"Beh, altrimenti perché un uomo che ha compiuto cose così gravi come Trump raccoglie così tanti voti? Perché anche lì c’è la paura di perdere la propria identità con l’immigrazione dal Sudamerica e dal resto del mondo. Ma anche da noi non va meglio. Gli italiani sono stati maestri di emigrazione, perchè il nostro popolo è ovunque, ma non siamo capaci di coltivare l’immigrazione. Alzare i muri non serve a niente, servono invece le regole, quelle sì".