La cassa integrazione artigiana come la maschera dell’ossigeno per le aziende col fiato corto. L’annuncio del ministro Urso sul prolungamento dell’ammortizzatore sociale fino al 31 gennaio, ha fatto piacere alle piccole e medie imprese della filiera scandiccese.
E’ qui che si trova il grosso della produzione: Scandicci è la locomotiva dell’area metropolitana, che a sua volta è la capofila toscana del distretto della moda. Secondo il centro studi di Cna Firenze, l’evidenza della crisi si può desumere dai dati sulla cassa registrati da gennaio ad agosto 2024. Secondo i numeri dell’associazione, 42 associazioni hanno fatto ricorso alla cassa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con un incremento del +180%. In crescita esponenziale anche il dato sui dipendenti (427) che ha portato a un +205%, e del costo dell’ammortizzatore sociale, ovvero 600.253 euro (+204%). Che Scandicci sia il cuore del distretto lo dimostra il raffronto coi dati metropolitani: (+138% aziende; +170% dipendenti; +206% costo della cassa).
Questi dati vanno ad aggiungersi all’emorragia di aziende (112 nuove iscrizioni a fronte di 167 cessazioni nello stesso periodo, con un calo di addetti da gennaio che supera le 500 unità. La crisi, negata per tutto il 2023 da istituzioni e grandi gruppi, è emersa in tutta la sua gravità, e le previsioni indicano un inasprimento per questo primo semestre 2025. Gli ammortizzatori sociali sono fondamentali per tenere in vita la filiera, ma è urgente un piano per ripartire, ricostruire un modello produttivo che non funziona più.
L’artigianato in particolare, i piccoli imprenditori, che sono il cuore del Made In Italy e hanno attratto sul territorio i grandi brand, è preoccupante proprio perché il modello delle imprese artigiane, che ha dettato i tempi dagli inizi degli anni sessanta, è finito messo in discussione dai grandi volumi, dall’abbattimento del costo minuto, dalla transumanza in altre regioni italiane che accolgono le griffe con sgravi economici e strutture di nuova concezione. La sindaca Sereni ha annunciato dalla sua elezione un tavolo dedicato e metropolitano per la crisi della pelletteria. Ma in attesa che si concretizzi, il Mita è al lavoro per cercare di riaccendere il motore delle imprese e costringerle a pensare a come rivoluzionare il modello produttivo. Altrimenti sarà solo decrescita. E non proprio felice.
Fabrizio Morviducci