Per le donne che lavorano a Firenze raggiungere il vertice di un’azienda è più complicato rispetto alle colleghe italiane anche se l’occupazione femminile è superiore alla media italiana. Secondo un’indagine Istat rielaborata da Cna Firenze, infatti, sono donne solamente il 21,6% di tutti i dirigenti (472 donne rispetto a 1.711 uomini) e il 31% di tutti i quadri (3.835 donne rispetto a 8.376 uomini) mentre a livello medio italiano le percentuali salgono rispettivamente a 21,7% e 32%.
Quindi quanto al soffitto di cristallo, la segregazione verticale che impedisce alle donne di raggiungere posizioni di comando e responsabilità in ambito professionale, la città metropolitana di Firenze presenta indici peggiori, seppur di poco, di quelli medi italiani.
Il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) nel 2022 era pari a 69,1%, quello maschile, invece, sfiorava il 75% con un divario occupazionale pari a circa 6 punti percentuali, un dato, però, inferiore non solo alla media Italiana (circa 18 punti percentuali) ma anche a quella UE (circa 10 punti percentuali). La musica, purtroppo, non cambia anche dal punto di vista delle retribuzioni. Quella media annua delle donne del settore privato della Metrocittà è di 7.229 euro inferiore a quella degli uomini (19.829 euro stipendio medio femminile e 27.058 euro stipendio maschile): una differenza assimilabile a quella esistente a livello medio italiano pari a 7.922 euro (18.305 euro stipendio medio femminile e 26.227 euro stipendio maschile). "In un momento cruciale come quello attuale, è fondamentale promuovere e incentivare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, sia attraverso forme di impiego autonomo che subordinato. L’Unione Europea, insieme alla necessità di attuare importanti riforme e investimenti strutturali per la ripresa economica, sollecita un impegno deciso da parte del nostro Paese per colmare le disparità ancora presenti nel settore occupazionale femminile" commenta Giacomo Cioni, presidente di Cna Imprese Firenze. "L’artigianato, le piccole imprese e le professioni offrono concrete opportunità alle donne grazie alle loro caratteristiche intrinseche. Tuttavia, è innegabile che siano presenti sfide e ostacoli da affrontare" ha concluso Cioni.
A spiegare i motivi a cui sono riconducibili i gap Alberta Bagnoli, presidente di Cna Impresa Donna Firenze: "Le donne tendono a lavorare meno ore degli uomini poiché sulle loro spalle ricade una grossa parte di lavoro (non retribuito) nelle attività domestiche e di cura; per la loro sovra-rappresentazione nei lavori part time; perché meno presenti nelle posizioni apicali; perché tendono ad essere invece sovra-rappresentate in settori che pagano salari bassi e offrono scarse possibilità di carriera; per la loro segregazione in imprese che pagano salari più bassi e infine perché tendono ad essere pagate di meno a parità di altre condizioni". Per Bagnoli dunque "sono necessari interventi ben calibrati negli ambiti della conciliazione vita-lavoro e del welfare. E’ importante ricordare che il welfare crea occupaione, dunque economia, e non può più essere considerato una necessità solo al femminile, ma deve essere elemento cardine del nostro modello sociale e di sviluppo" conclude Bagnoli.