di Barbara Berti
"La mia idea è quella di produrre macchinari per l’industria". Parola di Francesco Borgomeo, l’imprenditore specializzato nelle riconversioni green in merito al futuro della fabbrica di Campi, l’ex Gkn adesso "Qf spa" di sua proprietà. Proprio in questi giorni è finito il percorso di riconversione del Gruppo Saxa Gres che con il lavoro certosino di Borgomeo è diventato il polo nazionale della pietra ceramica in Italia: il gruppo è stato acquisito dal fondo Clementy Asset Management con Borgomeo che resta come ‘chairman’. Adesso tutte le forze si concentrano su Campi. "Le risorse come quelle presenti dentro lo stabilimento, formate in tanti anni di produzione complessa, quelle sono state la molla che mi ha fatto capire che lì c’era un grande valore e sono convinto che lì si possa fare business" racconta Borgomeo durante l’intervista a "Presa Diretta" su Raitre, lunedì scorso. La sua idea di business? Se il programma d’inchiesta di Riccardo Iacona parla esplicitamente di macchinari per il settore farmaceutico, Borgomeo resta sul vago. "Penso a una produzione di macchinari per l’industria" dice ricordando che da quando ha rilevato l’azienda dalla Gkn Driveline Firenze sono arrivate diverse manifestazioni d’interesse e che "entro marzo, in via confidenziali, alle parti coinvolte presenterò un disegno industriale". Il cronoprogramma che ha già presentato agli operai, ai sindacati e alle istituzioni (Mise compreso) sta procedendo. "I tempi sono stretti, bisogna andare di corsa ma stiamo facendo tutto come da accordi - continua Borgomeo - Gli operai sono al lavoro: è scattata la cassa integrazione e, a rotazione, una quarantina di dipendenti si sta occupando della manutenzione e messa in sicurezza del sito. Stiamo anche facendo il primo assessment delle competenze specifiche dei dipendenti e a breve partiranno i primi percorsi formativi generici".
Ma anche alla luce delle competenze che stanno emergendo la futura produzione di macchinari per l’industria è più che un’idea. E i semiassi? "Dopo aver completato l’inventario dei macchinari e pezzi presenti in fabbrica tutto sarà venduto. Il problema non è a chi cederli quanto i costi rilevanti per portare via i macchinari" spiega ricordando come il settore dell’automotive, in Italia, è "non governato, mancano le politiche.
"Il governo francese, per esempio, è entrato nel capitale di Stellantis, l’Italia no - dice Borgomeo -. Quindi, se le multinazionali come Melrose vanno via, al netto della forma che è assolutamente da condannare, bisogna chiedersi perché. E non basta un decreto a trattenerle. Servirebbe piuttosto un decreto a sostegno della reindustrializzazione". Nonostante le carenze legislative, Borgomeo ha scommesso sulla fabbrica di Campi. "L’imprenditore si deve prendere anche dei rischi: quando ho capito che lì c’era la possibilità di fare qualcosa di buono sono entrato, all’ultimo tuffo visto che la vecchia proprietà era pronta a riaprire la procedura di licenziamento collettivo il cui termine sarebbe scaduto il 13 febbraio. A oggi, invece, non c’è alcun licenziamento e si lavora per il futuro. Sono fiducioso" conclude.