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Periferie, il nodo dei grandi ’vuoti’ La città del futuro non è solo il centro

Il professor Massimo Morisi: "Le aree urbane nate a partire dalla fine dell’800, sono oggi le più vitali". Mentre per il quadrilatero romano "la prospettiva è sempre più problematica e legata al turismo"

Dalle città in letargo da lockdown alla forte spinta alla trasformazione con i fondi del Pnrr. Come cambiare la città senza cancellarne l’anima? Salvaguardardando i servizi e la vivibilità dei quartieri? A porsi la domanda è il VII Rapporto di Urban@it: Chi possiede la città? Proprietà, poteri, politiche. Al docente di Scienza dell’amministrazione Massimo Morisi abbiamo chiesto come affrontare il cambiamento delle città dal punto di vista delle periferie. "A Firenze – spiega – bisogna distinguere fra aree urbane di antico insediamento, ottocentesche o dei primi del novecento che non sono più periferie, ma aree urbane ben collegate con il centro. Le vere periferie fiorentine sono ai margini della città metropolitana, ma non hanno nulla di comparabile con l’area metropolitana di Roma o Milano perché la situazione geografica è molto diversa".

Ma lei fa anche un altro importante distinguo.

"Queste aree urbane sono di fatto le parti più vitali della città, perché il centro ha una prospettiva sempre più problematica perché legata al mercato turistico internazionale". Insomma la città vera ormai inizia al di fuori dei viali di circonvallazione, e coinvolge ormai anche i territori verso Sesto, Campi, Lastra a Signa.

E come governare la trasformazione?

"C’è una domanda diffusa ed esperienze significative di partecipazione civica alle scelte di governo. Campo di Marte per esempio è un quartiere pieno di servizi, abitato da una popolazione mediamente anziana con commercio di vicinato funzionante e trasporti pubblici efficaci. L’impatto che avrà la trasformazione del quartiere a seguito del restyling dello stadio è un impatto che molti auspicano e molti temono. La discussione pubblica organizzata è peraltro prevista dal legislatore come strumento di governo dell’innovazione".

Certo per Firenze la questione periferie è diversa.

"Qui è il centro storico che, per residenza e qualità dell’abitare, rischia di diventare la periferia della città mentre cresce la centralità potenziale di Novoli, proprio come quella del nuovo quartiere del Campo di Marte".

E poi c’è la questione dei grandi spazi da recuperare nel tessuto urbano. Che facciamo di questi enormi spazi lasciati vuoti dalla città industriale o dalle caserme?

"Si tratta di vedere se ci sono funzioni adeguate e compatibili alla città o solo opportunità da cogliere per un nuovo investimento privato, magari destinato a economia turistica o grande distribuzione".

Qualche esempio?

"La grande distribuzione al posto dell’ex panificio militare o un albergo in Costa San Giorgio perchè queste parti di città sono molto appetibili per gli investitori privati. Questa è la grande difficoltà di un disegno strategico unitario ma è su questo che si gioca il destino delle città italiane".

Pa.Fi.