Firenze, 16 aprile 2025 – Si conoscevano, ma forse non così bene. Perché a Federico Perissi, guardia giurata 45enne di Firenze, qualcosa lo ha scioccato, tanto da fermare la macchina. Interrompere il suo viaggio, forse proprio per far scendere quel collega, Mor N’Diaye, i cui comportamenti lo avevano insospettito. Lo stesso collega, nonché compagno della trasferta con destinazione Austria, che prima dentro, poi fuori la vettura, lo ha colpito a morte con una pistola scacciacani e finito con una pietra. Lasciando il corpo sotto un cavalcavia nei pressi del lago di Bilancino, nel comune di Barberino del Mugello. Il tutto mentre la dash cam incollata sul parabrezza dell’auto di Perissi, una Yaris rossa, riprendeva l’orrore.
La dinamica e il movente
Cosa ha fatto scattare la furia cieca del senegalese di 41 anni, nato a Genova e residente a Campi Bisenzio da tempo, resta ancora un mistero. Anche se i contorni del delitto di Bilancino cominciano a delinearsi. La versione più accreditata è quella di una lite nata per futili motivi e deflagrata in un’aggressione letale. È giallo anche sulla natura della loro amicizia: oltre al lavoro, i due provenivano da due mondi distanti, e frequentavano amicizie diverse. Forse Perissi non era a conoscenza del passato di N’Diaye, ex campione di arti marziali conosciuto da tutti come Jamie Mike Stewart, arrestato pochi giorni prima per sequestro di persona, detenzioni di stupefacenti e resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Con se il 41enne di origine senegalese aveva poi la pistola scacciacani: elemento che potrebbe aver provocato la reazione del fiorentino. Al momento nessuna pista viene esclusa. La pistola non è stata ritrovata.

Il ritrovamento
Perissi viene ritrovato dagli uomini della squadra mobile di Firenze e il pm di turno, Luisa Serranti. Il volto riverso in una pozzanghera. La parte frontale del cranio sfondata da colpi inferti con ferocia inaudita: la maglietta è completamente ricoperta di sangue. Sopra di lui, nel tentativo di occultare il cadavere, sacchi di plastica con detriti all’interno. La scena è di quelle difficili da dimenticare e ancora più difficili da accettare. Il ritrovamento è avvenuto nella notte di lunedì. L’omicidio, stando a quanto trapela, tra le dieci e la mezzanotte di domenica. Ventiquattro ore nelle quali il presunto omicidio ha lasciato dietro di sé un lunga scia di sangue, che dalle colline del fiorentino portano al centro di Ferrara.
La fuga e l’arresto
Dopo l’omicidio, N’Diaye fa perdere le proprie tracce per circa 6 ore. Un buco temporale nel quale, stando a quanto emerge, l’uomo avrebbe continuato a girare in auto, prima di riprendere l’A-13. Alle 6.50 lo schianto. Il 41enne tampona un tir e perde il controllo della Yaris nel tratto di strada tra il casello di Ferrara sud e Ferrara nord. Da lì la fuga a piedi, con addosso solo le mutande, per circa due chilometri e mezzo. N’Diaye raggiunge Ferrara. Entra in una piscina e ruba degli indumenti. Poi trova rifugio in una tenda del Decathlon, esposta nel parcheggio. Passano poche ore, verso le 9 di mattina tenta di rubare l’auto di una donna. Che chiama la polizia: gli agenti arrivano sul posto e lo arrestano. In questura qualcuno nota sangue al volto e sugli arti, viene così trasportato all’ospedale Sant’Anna dove arriva in stato di alterazione. “Mi sono schiantato”, dirà. Ma perché guidava quell’auto intestata a Federico Perissi? Ma soprattutto perché addosso quelle due carte di credito sempre intestate al vigilantes toscano? Il 41enne inizia a cedere, farnetica fino a parlare di un uomo ucciso a colpi di pietra e gettato da qualche parte nel Mugello.
La confessione
A fornire le indicazioni sul punto in cui si trovava il corpo senza vita del 45enne è stato proprio N’Diaye. “Sono capace di tutto, ho appena ucciso un uomo”, avrebbe urlato una volta ricoverato all’ospedale. Il segnale telefono della vittima è stato intercettato a dieci chilometri di distanza da Barberino. Dalla questura di Ferrara parte l’allarme ai colleghi di Firenze. Nel tardi pomeriggio di lunedì sono cominciate le ricerche del corpo, trovato alle 23 circa della notte.
I precedenti
Il 41enne di origini senegalesi – ora recluso nel carcere di Ferrara – era finito ai domiciliari dopo aver seminato il panico all’esterno dello Strizzi Garden, locale di Novoli molto frequentato soprattutto nel fine settimana. Lì, una decina di giorni fa, la sera di venerdì 4 aprile, è entrato con foga nel locale, afferrando per il collo e trascinando fuori con sé un giovane, suo conoscente, e facendolo salire nella sua auto minacciandolo con una pistola puntata alla testa. In macchina, oltre alla pistola, quella sera sono saltate fuori più di 18 dosi di cocaina, nascoste dentro una torcia. Per N’Diaye il braccialetto elettronico non era ancora arrivato. Questo gli ha permesso di uscire dalla propria casa senza destare allarmi e mettersi in viaggio con Perissi.