Firenze, 4 gennaio 2018 - «Neanche le bestie. Peggio delle bestie». Diego Capolongo, romano, 28 anni, la trasferta di Capodanno a Firenze se la ricorderà per un pezzo. Tra le vittime, almeno cinque, di quel pestaggio violento e cieco avvenuto in piazza della Repubblica intorno alle 4 del primo giorno del 2018, è quello che ha avuto la peggio. Trenta giorni di prognosi, le ferite ben visibili addosso, e il ricordo, profondo come quelle cicatrici, di un incubo inaspettato, improvviso: la serata di divertimento che diventa all’improvviso tempesta. Ai ricordi annebbiati, perché per le botte è pure svenuto, replicano i segni, ben visibili, che porta addosso. «Un diverbio? Macché. Come ho detto alla polizia, non c’è stato nulla. Stavamo guardando i telefonini, i miei amici rientravano in albergo, io invece sarei tornato a casa di mio zio, dove ero ospite. All’improvviso le ho prese di santa ragione, sono andato giù perché ho perso i sensi ma ho continuato a ricevere calci e pugni. Mi sento fortunato a poterla raccontare».
La scena si è svolta sotto gli occhi di un suo amico, Damiano Lorenzi, un «miracolato» perché scampato a quella roulette russa di violenza. «Un’aggressione senza nessun motivo – ripete il giovane –, una violenza totalmente gratuita. Se ci avessero rapinati almeno ci sarebbe stata una giustificazione a tutto questo». Sconvolta anche la madre di un 17enne, scandiccese, che mentre stava passeggiando con gli amici di fronte alla Apple è stato improvvisamente colpito da una violenta testata: naso rotto e tanta paura. «Non possiamo più vivere la nostra città – dice la donna –, provo tanta rabbia».
Ma chi sono i componenti di questa banda? I presenti parlano di nordafricani, sui vent’anni, probabilmente alterati («ma da come colpivano non sembravano ubriachi», precisa Damiano), «armati» pure di una bottiglia che infatti sarebbe stata usata per menare, come certificano anche le spaccature suturate con i punti. Quel colpire a caso, senza nessun contatto con i prescelti, assomiglia tanto a un gioco assurdo le cui immagini son diventati virali sui social network: il «knockout game».
Consiste appunto nel picchiare all’improvviso, far male ai passanti, mentre la scena viene ripresa con il telefono. In questo caso, non è chiaro se gli altri membri della banda stessero filmando le gesta del più violento e attaccabrighe. Ma è dai filmati, in compenso, che gli investigatori che hanno ricevuto le denunce delle vittime dell’inspiegabile aggressione di Capodanno sperano di avere uno spunto utile per mettersi sulle tracce dei picchiatori. Tutto si è svolto in fretta, all’improvviso, così repentinamente da sorprendere gli stessi destinatari di questo gioco al massacro. E vigliacco, visto che la banda non ha risparmiato neppure un adolescente.
Le vittime dell’aggressione si sono ritrovate all’ospedale. I vari gruppetti non si conoscevano tra di loro: in comune avevano l’aver scelto di passare il Capodanno in piazza a Firenze e più precisamente di trovarsi in piazza della Repubblica intorno alle quattro, ognuno assorto nel proprio divertimento, quando il raid è divampato in tutta la sua violenza.
La brutalità dell’episodio ha avuto anche un ampio risalto sulla rete, dove la notizia ha iniziato a serpeggiare ed essere condivisa, non senza stupore. «Un’aggressione in stile Arancia Meccanica», scrive Massimo Paesani, lo zio del romano Diego.