Biancastella
Antonino
La prima donna che si incontra aprendo il grande libro della storia della famiglia de’ Medici è Piccarda Bueri, purtroppo dimenticata anche dalla toponomastica cittadina. Come accade spesso per le donne - madri mogli sorelle compagne di uomini illustri - la sua figura è rimasta nell’ombra e il poco che sappiamo di lei ci è pervenuto dalle fonti epistolari conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze. Piccarda era di nobile famiglia fiorentina, nata a Verona "forse" nel 1368, perchè è certo che appena diciottenne, nel 1386, torna a Firenze per sposare Giovanni di Bicci de’Medici, primo esponente di spicco del ramo centrale della famiglia, che della sua cospicua dote si giovò parecchio, investendola nell’acquisto della filiale romana del banco dello zio Vieri de’ Medici. In seguito fu ingrandito con i patrimoni di altri soci e fu portato a Firenze: era stato così fondato quel Banco Medici destinato a fare la grande fortuna della famiglia, cui, come ammise lo stesso Giovanni, aveva dunque contribuito anche Piccarda. Il loro matrimonio dovette essere felice - tenero il nomignolo di Nannina che Giovanni le aveva dato - e fu coronato dalla nascita di Cosimo, che erediterà la ricchezza paterna divenendo il primo signore di Firenze, e di Lorenzo, che aveva attitudini artistiche. Piccarda si occupava della casa e dell’educazione dei figli, ma, durante le prolungate assenze del marito da Firenze, non disdegnava gli affari del banco mediceo, abile com’ era nel fare "masserizia"; era anche una donna di grande carità: aiutava gli indigenti e i malati, forniva di dote le ragazze povere, faceva beneficenza agli ospedali e ai conventi. Rimase vedova nel 1429 e le ultime parole di Giovanni ai figli furono per lei: "Io vi raccomando la Nannina a me donna a voi madre; fate che la mia morte non le tolga i suoi meritati onori e seggi." Nel 1433 anche Piccarda muore all’improvviso e così la sorte le risparmiò di vedere il sia pur breve esilio di suo figlio Cosimo I° detto il Vecchio. Giace nello stesso magnifico sarcofago di suo marito Giovanni, nella Sacrestia vecchia di San Lorenzo.