EMANUELE BALDI
Cronaca

Leo & gli altri, ex ragazzi terribili. La Belle Époque fiorentina è tornata

Pieraccioni fa il pieno in sala come negli anni d’oro, Ceccherini vista Oscar per ’Io Capitano’ di Garrone. La comicità toscana vive la sua seconda giovinezza

Firenze, 27 gennaio 2024 –  “Che ce l’hai i’Gratta e vinci te?". E poi "Dos los ramatos", "Ovvia, icchè si fa? Si chiede il conto?!", "’È la cometa Hyakutake, passa una volta ogni 70mila anni’. ’E la la piglia larga di nulla...’". Fu un diluvio, una tempesta perfetta. Un ciclone insomma, per l’appunto. Che frantumò i paradigmi della commedia leggera tradizionale innescando tormentoni che diventarono in un quarto d’ora pezzi di Tetris impazziti che andavano a incastrarsi in ogni conversazione dei ragazzi dell’epoca.

’Fermi tutti. Questo è uno spettacolo’ con Carlo Monni, Massimo Ceccherini e Alessandro Paci
’Fermi tutti. Questo è uno spettacolo’ con Carlo Monni, Massimo Ceccherini e Alessandro Paci

Era il 1996, ultimi albori del Novecento analogico, i cellulari erano grandi come autoradio, Firenze e la campagna, con le sue declinazioni ruvide e fulminanti, ancora in qualche modo si strusciavano. Leonardo Pieraccioni firmò il suo film culto, infilandosi in un vuoto improssivo di sorrisi a queste latitudini.

Francesco Nuti, il Cecco da Narnali, dopo gli scintillanti ’80 aveva iniziato la sua parabola discendente, devastato da quei primi demoni che finirono poi per inquinare anche la sua arte sopraffina, quell’equilibrio sottilissimo e perfetto tra risate di pancia e malinconie vertiginose, da Charlot di provincia.

E Roberto Benigni? Svestiti gli abiti del ruspante e poetico giullare di ’Berlinguer ti voglio bene’, manifesto di un mondo di campagna industriale ormai svanito, e quelli poi del piccolo diavolo aveva già imboccato la via dell’astrazione verso un cinema più alto che lo porterà di lì a poco all’Oscar per la Vita è bella. Pieraccioni, ragazzone urbano impacciato e smaliziato, guidò l’armata di quella che – non senza una spolverata di taciuta invidia – il mondo del cinema battezzò ’comicità toscana’.

Sferzante, irriverente, nuda e in fondo perfino malinconica perché – Monicelli docet – in fondo la risata degli Amici miei altro non è che una continuo esorcismo alla morte. Una comicità diversa dalla scuola romana, verace e sboccata, da quella surreale dei milanese, dall’irresistibile teatro dell’assurdo che era il genio dei napoletani. Il Ciclone spazzò via tutto e al fianco di Leo c’era lui, Ceccherini, un Lucignolo cinico e stralunato, mai visto al cine.

Un anno dopo furono ’Fuochi d’artificio’, ’Il pesce innamorato’, ’Il principe e il pirata’, ’Il paradiso all’improvviso’ cifre da capogiro al botteghino e Pieraccioni con la sua banda di geni stralunati – Barbara Enrichi, Sergio Forconi, Paolo Hendel, Alessandro Paci... e ci fermiamo per via dello spazio – che non si ferma più. Poi però succede qualcosa, anzi qualcosa s’inceppa. Il ciclone diventa un ciclo che si esaurisce. ’Non riesce a rinnovarsi’, diranno in tanti’. ’Ogni film è uguale a quallo prima’, i commenti più gentili. La comicità toscana vive così un tramonto anticipato a inizio millennio.

Spuntano nuovi comici, arrivano poi, con forza devastante, i social dove comici nuovi di zecca impongono stili e tormentoni diversi. Cambia l’approccio alla relatà del pubblico, più severo e suscettibile, meno propenso alla risata grassa. Tutto finito?

Sembrava. Ora però questo 2024 ancora confezionato ci regala un ritorno al passato improvviso e inatteso. Un nuovo Ciclone. Ceccherini ha trovato un nuovo sentiero. Irto e sfaccettato dove il suo estro – lo si era visto nella sceneggiatura di Pinocchio – trova sintesi. E così, con quello sguardo stralunato, ora addirittura guarda Oltreoceano dove ’Io Capitano’ di Matteo Garrone, forte della sinergia con ’Massimo’ nella sceneggiatura, corre per gli Oscar. E Leo? Leo fa il pienone in sala. Come una volta. E ci (ri)Pare Parecchio Pieraccioni.