ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

"Pochi bus e strapieni. Liti fino a notte fonda". E c’è il caso del medico

La rabbia degli abitanti: "Chi può scappa"

Sandro Ciccolone, residente

Sandro Ciccolone, residente

Firenzuola – Un grappolo di case, molte delle quali hanno il cartello ’Vendesi’ appiccicato sul portone. Ma a San Pellegrino, il paese dove i migranti sono più dei residenti, c’è chi resiste. Come Manuele Tagliaferri che abita a pochi metri dal centro di accoglienza della discordia. È un infermiere e come altri in paese spesso si ferma per dare un passaggio ai migranti che da Firenzuola devono salire a San Pellegrino e viceversa. Ma appena gli parli di integrazione strabuzza gli occhi: "Con ottanta persone in una comunità di pochi abitanti diventa complicato. Sono di etnie diverse, litigano anche tra loro, stanno qui sei mesi e poi appena possibile se ne vanno. La comunità è intimorita e arrabbiata".

Alcuni esempi? "Mancano i servizi di trasporto – attacca Tagliaferri – le corse sono pochissime e sovraffollate, non abbiamo più medici mentre nel centro viene mandato un dottore ad hoc per prevenire le malattie, visto che tempo fa si verificò pure un caso di scabbia". Il pericolo sanitario è un timore che serpeggia e squarcia gli umori quando residenti e migranti si trovano a dover stare strizzati come sardine sull’autobus: "Quella struttura è un dormitorio – incalza Fabiola Vignoli, un’altra residente che resiste nonostante tutto –. La mattina passa un solo autobus per andare a Imola e spesso mio figlio rimane bloccato a bordo, con ritardi pesanti da giustificare a scuola. I disagi si creano perché gli ospiti della struttura protestano quando il controllore chiede il biglietto. Una beffa per me che spendo oltre 500 euro all’anno di abbonamento".

La rabbia passa di casa in casa tanto che a novembre i residenti hanno presentato anche un esposto in Prefettura, oltre a un’istanza di accesso agli atti con tanto di 38 firme inviata il 20 febbraio a Prefettura, Asl, Comune e vigili del fuoco. "Qui per noi ormai non ci sono più servizi, figuriamoci per loro – lamentano Fabiola Vignoli e Alessandra Boni –. Viviamo qui da una vita e non ci sentiamo tutelate. Loro invece lo sono eccome. È ingiusto". E intanto "molti residenti se ne sono andati e gli immobili sono rimasti vuoti perché le case si sono svalutate". Tempo fa in paese spuntarono anche manifesti di protesta. "Abitiamo qui da 15 anni – la testimonianza di Giosanna Cencetti e Sandro Ciccolone –. All’inizio la convivenza era abbastanza tranquilla, i ragazzi erano carini nei nostri confronti. Gli ultimi che sono arrivati invece non lo sono per niente". E la situazione viene descritta come incandescente: "Liti continue, anche con coltelli. Gli ospiti hanno l’obbligo di rientrare alle 20 ma fino alle 2 di notte urlano, stanno ai giardini, le notti sono diventate impossibili. Sono abbandonati a se stessi e nessuna persona consapevole potrebbe mai mettere un Cas di 82 persone qui, dove c’è rimasto poco, se non niente. Alla Prefettura abbiamo chiesto un accesso agli atti, siamo in attesa di un incontro".

al.pis.