Firenze, 21 luglio 2019 - L’ANTOLOGIA di allarmi e proteste sulla situazione del carcere di Sollicciano è un capitolo infinito che si aggiorna continuamente. L’episodio di due giorni fa, con nove agenti costretti a ricorrere alle cure dei sanitari nel tentativo di fuga di un detenuto, ha riportato alla ribalta i mille problemi di una struttura nata già vecchia negli anni Ottanta. Lo stesso direttore Fabio Prestopino pochi giorni fa ha elencato alcune delle carenze principali: il sovraffollamento, l’attesa per il reparto speciale in uno degli ospedali fiorentini, l’attesa di un programma di recupero edilizio nelle zone circostanti per andare incontro agli agenti. Perché tutti i disagi della struttura ricadono ovviamente anche su di loro e su tutti gli operatori a vario titolo, oltre che sui detenuti. «Le condizioni di vivibilità sono dure per tutti, reclusi e dipendenti», ha detto il presidente del consiglio comunale Luca Milani, che proprio a Sollicciano ha compiuto la prima uscita ufficiale.
Il caldo eccezionale ha indotto il direttore Prestopino a ripristinare la riapertura delle celle, per far fronte al caldo insopportabile che fa il paio con il freddo altrettanto feroce nei mesi invernali. Proprio domani in Regione saranno presentati alcuni interventi su Sollicciano e “Mario Gozzini”, ma il tema è enorme. Anche per i problemi delle strutture fiorentine il garante regionale dei detenuti Franco Corleone aveva attuato tre giorni di sciopero della fame e a marzo una delegazione coordinata dal partito Radicale con gli attivisti di Progetto Firenze e gli allora consiglieri comunali Donella Verdi e Tommaso Grassi aveva messo in fila una serie di mancanze: dal sovraffollamento ai pochi accessi al lavoro, dal riscaldamento alla mancanza di lampade, allo stato delle docce maschili. «Non c’è dubbio che la situazione al carcere di Sollicciano – aveva detto a inizio anno il sindaco Dario Nardella – sia insostenibile, perché non rispetta moltissimi dei criteri basilari del sistema detentivo di qualunque paese democratico, moderno e civile».
Anche il prefetto Laura Lega ha compiuto un sopralluogo, nel mese di marzo, per verificare lo stato dei luoghi. E, il 17 dicembre, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede era arrivato a sorpresa per controllare la situazione di piena emergenza; appena due giorni prima Regione e Misericordia avevano inviato 400 coperte per far fronte alla rottura dell’impianto di riscaldamento. «Abbiamo il monitoraggio completo della situazione – disse il ministro nell’occasione –, ho trovato grande collaborazione ma è un viaggio che fa male, perché si tocca con mano la situazione grave in cui versano le carceri italiane e questa in particolare. Sollicciano è una struttura nata male». Sempre lì si torna, alla struttura che non ha nemmeno quaranta anni ma una sfilza di problemi lunga così. Il deputato leghista Manfredi Potenti ha annunciato l’arrivo di 34 agenti «entro agosto» ed è prevista anche l’attivazione della seconda cucina. Bene, ma come rispondere all’accorato grido di dolore del cappellano Vincenzo Russo: «A fronte dei pur lodevoli sforzi di direzione, personale e volontari, i problemi strutturali restano enormi, la rieducazione impraticabile, l’assistenza sanitaria inadeguata; situazioni di degrado che in qualunque altro luogo della città sarebbero considerate da tutti intollerabili».