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Ponte a Greve Il fiume e i confini L’antico borgo sfida traffico e cemento

L’agglomerato che si formò secoli fa lungo la via Pisana sempre più nell’orbita di attrazione di Scandicci. Cambiamenti profondi dovuti al centro commerciale e al progetto della nuova chiesa. Le conseguenze della tramvia.

Ponte a Greve Il fiume e i confini L’antico borgo sfida traffico e cemento

Qui la Greve non fu confine, ma identificativo: il ponte antichissimo – molto più di Ponte Vecchio – e che tra ricostruzioni successive risale ai Romani, collega le due sponde di quello che per millenni è stato ben più che l’asse portante del borgo: la via Pisana, tracciato di origine pre-etrusca, da sempre via verso il mare. Così intorno al ponte si formò un borgo a presidio dell’attraversamento e ad accoglienza dei pellegrini, con la chiesa di San Lorenzo del XII secolo e uno spedale. A testimonianza dell’importanza, quel primo nucleo fu fortificato: l’antica torre, scapitozzata ma ancora visibile dal cortile della parrocchia; l’imponente tabernacolo al centro del ponte affrescato da Bicci di Lorenzo (il dipinto è al Museo degli Innocenti).

Proseguendo lungo la Pisana, s’incontrava il borgo di San Quirico a Legnaia – il toponimo Legnaia identificava un tempo tutta la piana – indissolubilmente connesso a Ponte a Greve. Un sodalizio che continua, non solo perché le due parrocchie sono amministrate da un unico prete, ma anche perché si sono saldate urbanisticamente con i palazzi di San Lorenzo a Greve, le cui trasformazioni sono in svolgimento. Sono i ricorsi della storia: le ‘case nuove’ sono queste, e quelle che originariamente battezzarono il viuzzo sono ormai antiche. Qui il centro commerciale è diventato il foro che ha fatto sentire tutto il suo peso nella geografia antropologica nei dieci mesi di ricostruzione seguiti all’incendio del giugno 2021. La Coop ha spostato gli equilibri rionali. Le storiche attività nel borgo antico chiudono, ma qui nasce un vivace polo che ha fatto capire l’esigenza di una nuova piazza: si è riacceso il dibattito sull’opportunità di costruire, per questa parrocchia così cresciuta demograficamente, la chiesa al Campone, che porterà con sé un verde riqualificato ma diversamente dislocato e altro cemento.

Se il corso dell’acqua non aveva separato i borghi lungo la Pisana, sul fronte occidentale lo ha fatto quello dei binari, che connettono al centro ma ostacolano l’antico continuum con Legnaia: la colpa è del complesso sistema semaforico che ha ingarbugliato la Federiga. Località così chiamata, vuole la leggenda, dal nome di un’apprezzata signora di compagnia cui si fermavano i contadini tornando nelle campagne se le vendite di verdure erano andate bene. Nel frattempo Scandicci di là dal fiume è diventata città e Ponte a Greve ci gravita sempre più: complice la difficoltà di viabilità verso il resto del quartiere, cui si aggiunge la scarsa connessione tra via Pisana e via Baccio da Montelupo – si sta però migliorando la viabilità verso l’Indiano –, la ciclabilità forzosa e i temuti velox di viale Etruria e viale Nenni.

Carlo Casini