Ponte Morandi Il ricordo di Alberto "Niente cerimonia, da lui al cimitero"

Fanfani, medico 32enne di Badia a Ripoli, perse la vita con la compagna nel crollo del ponte autostradale. Lo sfogo di babbo Franco: "Ancora oggi noi parenti delle vittime ci chiediamo com’è stato possibile".

Cinque anni fa, veniva giù il Ponte Morandi, divorandosi vite e storie d’amore come quella di Alberto Fanfani e Marta Danisi. Trentadue anni lui, fiorentino di Badia a Ripoli, ventinove lei, siciliana. Si era conosciuti sul lavoro, all’ospedale Cisanello di Pisa: Alberto era un medico, Marta un’infermiera che aveva appena preso servizio ad Alessandria.

E in quella giornata plumbea, benché a ridosso del Ferragosto, la coppia in auto stava attraversando Genova in autostrada come altre 41 persone.

Ieri, nel capoluogo ligure, alla presenza del ministro Matteo Salvini, si è celebrata la cerimonia del quinto anniversario della tragedia.

Alla commemorazione non hanno preso parte Franco Fanfani e la moglia Daniela, babbo e mamma del giovane dottore fiorentino. "L’abbiamo seguita in televisione, non abbiamo mai partecipato. Non ce la sentiamo, preferiamo restare qui", dice Franco. La vita in famiglia è cambiata, è stata stravolta da quel crollo. "Tutti i giorni andiamo a trovare Alberto al cimitero. E con la famiglia di Marta l’amicizia è proseguita, ci siamo visti anche pochi giorni fa".

"I 43 morti del crollo del Ponte Morandi non sono vittime di una calamità naturale - ha detto il ministro Salvini - : sono vittime della negligenza di chi non ha fatto il proprio lavoro e mantenuto gli accordi, di incuria e grave slealtà. Oltre che con vicinanza e cordoglio, l’anno prossimo spero di tornare anche con una legge che equipari i caduti di questa tragedia e di altri episodi figli dell’avidità umana alle vittime del terrorismo".

Parole che Fanfani ha apprezzato: "Penso che questa proposta ci possa aiutare, e possa servire in futuro a chi si ritrova in situazioni come ci siamo ritrovati noi".

E poi il processo: "Ci sono i riflettori puntati sugli imputati principali, ma sono d’accordo con la signora Possetti, la presidente del comitato delle vittime di cui anche io faccio parte: in uno Stato come il nostro non dovrebbe succedere che crolli un ponte. Com’è stato possibile? Chi doveva controllare?"

La premier Giorgia Meloni ha chiesto scusa ai parenti delle vittime. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha scritto un messaggio.

"Il crollo del Ponte Morandi a Genova ha rappresentato un drammatico appello alle responsabilità di quanti sono incaricati di attendere ad un pubblico servizio, sia di coloro che provvedono, sul terreno, alla erogazione agli utenti, sia di chi deve provvedere alla verifica delle indispensabili condizioni di sicurezza".

ste.bro.