Marco
Vichi
Si era diffusa la notizia che i tre grandi finestroni che dal Vasariano si affacciano sul Ponte Vecchio erano stati fatti aprire da Mussolini per la visita di Hitler del 9 maggio del ’38. La credevano vera addirittura storici di tutto rispetto. Anche io, in uno dei romanzi del commissario Bordelli, avevo commesso quell’errore, che poi ho fatto subito correggere. Ci sono delle incisioni e dipinti ottocenteschi (ma anche una fotografia) dove si vedono tre piccole finestre rettangolari non vicine, ma ognuna sopra uno degli archi, di forma e dimensione uguali a quelle che vediamo dalla parte opposta (verso Ponte alle Grazie), lungo tutta la lunghezza del corridoio. E dunque? Qual è la vera storia di quelle finestre? Cercherò di rispondere, anche se con molta cautela: è un terreno minato. Per quanto sono riuscito a ricostruire con l’aiuto di foto di archivio – ma sono pronto ad ammettere di essermi sbagliato - dovrebbe essere andata così: quando Vittorio Emanuele II doveva scegliere la “capitale di avvicinamento” a Roma, venne invitato a Firenze, dove (a quanto ne so) non era mai stato, e per impressionarlo con una bellissima veduta erano state aperte tre finestre, forse proprio quelle che stavano ognuna sopra uno degli archi. Verso gli ultimi decenni
del XIX secolo sembra che le due finestre laterali siano state tamponate, per aprirne tre ravvicinate sopra l’arco centrale, che insieme avevano una superficie pari a una di quelle attuali. Si notano le stesse tre finestre ravvicinate anche in una foto in cui si vede un’esplosione sulle macerie del ponte Santa Trinita, che segnava l’inizio dei lavori di ricostruzione di quel bellissimo ponte. Le finestre restano così almeno fino al ‘46, poi ecco che nel ’50 appaiono (anche in una foto dove si vedono delle impalcature lungo il Vasariano), i tre finestroni attuali, che dunque, a rigor di logica, devono essere stati realizzati dopo la guerra, in occasione dei lavori di ricostruzione. Ma siccome magari forse probabilmente anche questo scritto contiene degli errori, va preso soprattutto come un invito agli “storici delle finestre del Ponte Vecchio”: fatevi avanti e svelate una volta per tutte questo mistero.