Firenze, 6 dicembre 2024 – Mafie in agguato in Toscana, soprattutto per quanto riguardo il mercato della droga. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, sottolineando che: "Il porto di Livorno da sempre è stato uno dei porti preferiti da parte dei narcotrafficanti: Genova, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Salerno, Ancona, Venezia, Gioia Tauro, questi sono i porti che più spesso vengono utilizzati per portare ingenti quantità di cocaina".
Lo ha detto a margine della presentazione a Firenze del libro 'Una Cosa sola', scritto con Antonio Nicaso. Per una realtà come quella della Toscana, Gratteri ha invitato a fare attenzione ai "continui passaggi di proprietà: vedere aziende, latifondi, attività commerciali che sono in mano a una famiglia da un secolo o due, che all'improvviso vengono venduti a gente non del luogo, o a gente che nulla ha a che fare con quella attività merceologica, cioè dove non c'è una tradizione. Purtroppo oggi sono le mafie ad avere i soldi, sono le mafie che hanno milioni di euro, e il loro problema è quello di comprare per giustificare la ricchezza, quindi non hanno difficoltà a comprare, hanno grande liquidità, e spesso gli imprenditori non resistono a questo tipo di concorrenza quindi cedono".
In generale, ha poi aggiunto Gratteri, "ci vorrebbe maggiore rigore negli ordini professionali, perché il mondo delle professioni è quel mondo che consente il salto di qualità, che consente la possibilità di fare riciclaggio anche sofisticato". Gratteri ha sottolineato poi come la maggior parte dei reati sia oggi commessa grazie agli strumenti digitali, spiegando che: "Noi siamo nell'era digitale, oggi commettiamo reati nel dark web, con il telefono portatile. La prova del 90% dei reati, nei processi che arrivano a dibattimento, nasce dall'intercettazione telefonica. E quindi noi dobbiamo concentrarci su questo", ha detto criticando chi vuole limitare la capacità di indagine in questi ambiti "Purtroppo sento esattamente il contrario di quello che vorrei sentire, o che dovrei sentire, non è concepibile".
Una critica che si estende a chi non vuole investire per dotare di strumenti adeguati le forze dell'ordine e gli inquirenti: "Non capisco perché non si investa in tecnologia, perché non si dia la possibilità di fare intercettazioni, perché si dice che le intercettazioni sono un costo: nel 2023 ho speso a Napoli 5 milioni di euro per le intercettazioni, però abbiamo sequestrato 500 milioni di euro nelle indagini fatte a seguito di intercettazioni telefoniche". Maurizio Costanzo