Firenze, 5 aprile 2020 - In fila c’è gente d’ogni tipo. La mamma sola con tre figli, il pensionato che non può uscire di casa, la coppia senza uno stipendio. Sono solo alcune delle storie di vita messe a dura prova dall’emergenza coronavirus e che in questi giorni si incrociano tra le vie di Sant’Ambrogio, uno dei rioni più vivi e popolari, che si è trasformato in una specie di ristorante diffuso. E’ l’iniziativa ‘Canto alla Mela solidale’, il progetto che prende il nome dal centro commerciale naturale che va da largo Annigoni fino a toccare Sant’Ambrogio, i Ciompi e Santa Croce.
Cinquanta associati che, in questo momento, hanno deciso di affiancare alla battaglia contro il degrado quella contro il coronavirus che sta mettendo in seria difficoltà diverse famiglie del rione. "In tanti si sono ritrovati senza soldi per mangiare e tutti noi ci siamo sentiti in dovere di fare qualcosa. Nel nostro piccolo abbiamo voluto dare il nostro contributo e abbiamo deciso di cucinare il pranzo per le persone del nostro quartiere che hanno più bisogno" racconta Lorenzo Dei, titolare della Trattoria I Fratellini di via Ghibellina, calciante degli Azzurri e presidente del centro commerciale naturale Canto alla Mela. Così i negozianti dell’associazione, su indicazione dei Servizi sociali del Comune, prepara tutti i giorni, dal lunedì al sabato, il pranzo a una ventina di famiglie. "Abbiamo cominciato pochi giorni fa – sottolinea – ci auguriamo di poterne aiutare molte di più".
Tutte le mattine Lorenzo prende il pane dal fornaio, le cassette di frutta e verdura messe a disposizone da alcuni banchi del mercato di Sant’Ambrogio e nel suo ristorante cucina. Poi altri commercianti si preoccupano di confezionare i sacchetti e di portarli a domicilio. "E’ una grande catena di solidarietà – prosegue Lorenzo –, tra di noi c’è chi mette a disposizione le materie prime, chi appunto prepara i sacchetti, chi il numero di telefono per prendere le ordinazioni che ci arrivano comunque sempre attraverso i servizi sociali. E dobbiamo ringraziare anche Cna pensionati che ci ha fornito i packaging e il Quartiere 1 che ci sta sostenendo". Qualcuno va di persona a prendere il cesto solidale, altri lo ricevono a casa. Dentro pane, frutta, biscotti e un pasto caldo. Quello che serve per il pranzo. "E’ bello poter fare qualcosa per gli altri – aggiunge Lorenzo – ed è bello riuscire a raddolcire le giornate di qualcuno. Non dimenticherò mai la gioia negli occhi di una bambina a cui, per il giorno del suo compleanno, abbiamo portato un dolcetto con sopra una candelina". Il tutto naturalmente, avviene nella massima sicurezza. Chi fa le consegne ha guanti e mascherine. E a volte il pranzo a sacco viene messo in un cesto che viene calato dalle finestre. Una tradizione made in Napoli, tramandata di generazione in generazione, che sta prendendo piede anche nella nostra città. E basta dare un occhio ai tanti ‘panieri’ solidali che fanno capolino in quasi tutti i quartieri fiorentini per rendersene conto. © RIPRODUZIONE RISERVATA