BENEDETTO
Cronaca

Prendiamo coraggio dal suo esempio

Ferrara E grazie. Peccato che però il calcio gli idioti lo usino come luogo di guerra fatta di offese oltre qualsiasi...

FerraraE grazie. Peccato che però il calcio gli idioti lo usino come luogo di guerra fatta di offese oltre qualsiasi limite. Allora viene fuori quello: ma sono una minoranza. E meno male, ma questo forse significa che tutto questo va trattato come una specie di folclore che fa parte del gioco? Eh, no. Questa storia, che poi è una delle tante, non deve finire con qualche doveroso e giustissimo messaggio di solidarietà. Questo purtroppo è il sintomo di una grave malattia dei nostri tempi e quindi va curata con strumenti utili. Quelli della giustizia e dell’educazione. E poca retorica. Viviamo nell’epoca del "io non sono razzista ma…", la frase che spiega bene lo stato delle cose. È davvero strano pensare a come la nostra società si stia evolvendo alla velocità della luce dal punto di vista della tecnologia e faccia marcia indietro sull’umanità. Evitando di parlare di guerre, bombe sugli ospedali, deportazioni di massa e limitandoci al pallone potremmo dire che mentre il calcio utilizza sempre di più mezzi tecnologici per definire le sue regole (salvo poi far finta di niente se un pallone esce di 20 centimetri dalla linea di fondo, ma questa è un’altra storia), noi umani vediamo bene di regredire. Perché siamo arrabbiati, soli, orgogliosi della nostra stupidità. Certo, è vero: il calcio extralusso cerca riparo dietro alle giuste campagne contro il razzismo e oggi un arbitro può interrompere una partita in caso di cori razzisti. Poi però ci sono i social. E non dimentichiamolo, anche centinaia di campetti dove giocano ragazzini che magari sentono offese irripetibili arrivare dalle gradinate, e sono i genitori i primi a dover dare l’esempio. E qui diventa tutto più complicato, perché un bimbo che piange perché insultato per il colore della sua pelle non finisce in prima pagina. È una battaglia dura quella contro l’ignoranza e l’intolleranza più becera e vergognosa. La speranza è che il caso Kean serva a dare energia e coraggio a tutti quelli che amano il pallone, che è un gioco ma anche cultura della convivenza. Intanto caro Moise, fattelo dire: noi siamo con te. E siamo tanti, tantissimi. Quasi tutti. È quel “quasi” che va tolto di mezzo.